Le recensioni di Alexa: "Il cadavere del lago" di Danilo Pennone
Torniamo a parlare di Thriller e sarà Alexa a farlo: è pronta, infatti, a raccontarci il libro di Danilo Pennone uscito a gennaio con Newton Compton editori!
Titolo: Il cadavere del lago
Autore: Danilo Pennone
Editore: Newton Compton Editori
Genere: Thriller
Data di pubblicazione: 17 gennaio 2019
Prezzo: € 0,99 (ebook) / € 7,43 (copertina rigida)
Sinossi
Mario Ventura, commissario sessantenne dai metodi duri, musicista mancato e con una certa dipendenza dall’alcol, è alle prese con un caso difficile: sulle rive del lago di Albano, in un giorno d’inverno freddo e piovoso, viene ritrovato il cadavere di un giovane seminarista irlandese, Eamon McCormac. Il corpo è seminudo e con evidenti segni di soffocamento. Si tratta di omicidio. Le indagini portano gli inquirenti a interessarsi al Seminario Apostolico d’Irlanda, a Castel Gandolfo, un’istituzione che accoglie futuri ecclesiastici di nazionalità irlandese. Non ci vuole molto per scoprire che la condotta di McCormac era tutt’altro che irreprensibile. Il seminarista frequentava infatti un giro di prostituzione. I sospetti cadono subito su un giovane che lavorava proprio nella zona in cui è stato rinvenuto il cadavere e una serie di indizi sembrano confermare la sua colpevolezza. Ma Ventura non intende chiudere il caso prima di essere venuto a capo del mistero che avvolge la vicenda. Perché la verità è molto più lontana di quanto potrebbe sembrare…
Recensione
Se dovessi usare un aggettivo per descrivere questo libro a primo acchito, direi che è inconsistente. Ebbene sì, miei cari Disastri, ho peccato d’ingenuità questa volta. Mi sono lasciata trascinare a occhi chiusi dalla trama intrigante e mi sono ritrovata così a leggere un thriller che di thriller sa ben poco, eccetto per il mistero che viene risolto nelle ultimissime pagine, in modo fin troppo sbrigativo. Ma andiamo per ordine.
La storia è ambientata nel 2013 principalmente a Marino, un paesino vicino Roma, ma durante le indagini il commissario si recherà in numerosi altri luoghi tra cui Roma e Castel Gandolfo. Il protagonista della storia è Mario Ventura, un commissario di polizia di origini siciliane prossimo alla pensione. È un uomo rigido, paranoico e troppo sopra le righe per il ruolo che ricopre. La sua vita è stata segnata da due tragedie: prima l’assassinio della moglie, sostituto procuratore di Ragusa, che l’ha spinto a trasferirsi nel Lazio e poi il suicidio della figlia che era stata rinchiusa per molti anni in un manicomio criminale. Quando si apre la storia, lo ritroviamo alle prese col ritrovamento sulle rive del lago di Albano del corpo seminudo di un giovane seminarista irlandese, Eamon McCormac.
Il commissario inizia così a indagare, aiutato dai suoi sottoposti fino a giungere al seminario apostolico d’Irlanda, con sede a Castel Gandolfo, dove, come da prassi, interroga tutti. Due personaggi, però, si comportano ambiguamente: Ian Connolly, il monsignore a capo della congrega, che nega di sapere cosa sia successo al giovane e la segretaria, Kelly McCrave, anche lei di origini irlandesi, che invece decide di collaborare col commissario per vendicare il licenziamento che sta per subire a causa della sua tresca col padre spirituale del seminario.
Nel frattempo, man mano che le indagini proseguono, emergono particolari inaspettati come il fatto che Eamon frequentasse un giro di prostituzione per omosessuali con tendenze sadomaso.
Il commissario, poi, tramite un numero trovato nel bagno di una trattoria dove è solito andare a pranzare, arriva così ad arrestare un giovane ragazzo, Rocco Cannatà, che si prostituisce con lo pseudonimo di “Rosmunda” per pagarsi gli studi al DAMS di Roma Tre. Il povero malcapitato ammette di aver frequentato la vittima ma ribadisce anche la sua innocenza. La sua unica colpa in questa storia, oltre al prostituirsi, sarà infatti l’aver conosciuto Eamon.
Successivamente, a seguito di alcune accuse, il commissario viene sospeso per un mese, durante il quale prosegue le indagini, capendo alla fine di aver sbagliato tutto.
Tramite i file del computer della vittima, recuperati dalla Scientifica, Ventura, dopo essere stato reintegrato, scopre che Eamon teneva delle pagine di diario e che ricattava monsignor Connolly minacciando di confessare alla stampa la verità.
Eamon, difatti, era sommerso di debiti ed era stato ucciso affinché non rivelasse ad anima viva che l’attuale benefattore del seminario apostolico aveva finanziato i terroristi dell’IRA anni addietro in Irlanda.
Allora, confesso candidamente di trovarmi in difficoltà a parlare di questo romanzo, come mi capita sempre quando un libro non mi piace affatto.
In questo caso, devo dire che questo libro mi ha lasciato addosso una sensazione spiacevole perché non c’è nemmeno un personaggio positivo. Tutti sembrano agire solo ed esclusivamente per il loro tornaconto personale.
Come ho premesso prima, mi sono addentrata in questa storia del tutto alla cieca, dopo aver letto solo la trama, curiosissima di vedere come l’autore avesse sviluppato una vicenda con un tema così scottante di mezzo. Sfortunatamente, ciò che mi sono ritrovata tra le mani, si è rivelato solamente un miscuglio mal riuscito di fantasia con in sottofondo fatti realmente avvenuti.
Il commissario Ventura è l’emblema del poliziotto che non vorresti mai vedere tra le file di un corpo armato dello stato (il cui scopo è proteggere i cittadini). È bigotto, misantropo e alcolizzato e come se non bastasse in passato ha picchiato dei sospettati durante alcuni interrogatori.
Anche la magistratura fa una magra figura in questa vicenda. Il commissario accusa, in più di un’occasione, la PM incaricata del caso, di essere troppo sensibile alle lusinghe della chiesa e soprattutto di non saper fare il suo lavoro (quando in verità il commissario odia il magistrato perché aveva fatto condannare la figlia assassina).
Leggendo questo libro, si ha, in breve, la sensazione che i cosiddetti poteri forti siano sempre al di sopra della legge e che siano sempre i poveri innocenti a pagare al posto dei veri colpevoli.
Mi domando, pertanto, a questo punto, quale fosse il reale intento del romanzo. Nel caso fosse la critica sociale sottintesa, l’obiettivo è stato ampiamente raggiunto. Se l’intento, tuttavia, non era il suddetto, non saprei dire quale potrebbe essere in alternativa.
Per quanto riguarda lo stile, l’ho trovato troppo colloquiale, confuso ed eccessivamente stringato. Non c’è suspense né curiosità verso il prosieguo della vicenda che a metà libro si intuisce come si concluderà. Insomma, per me questa è una lettura assolutamente sconsigliata.
In questo caso, devo dire che questo libro mi ha lasciato addosso una sensazione spiacevole perché non c’è nemmeno un personaggio positivo. Tutti sembrano agire solo ed esclusivamente per il loro tornaconto personale.
Come ho premesso prima, mi sono addentrata in questa storia del tutto alla cieca, dopo aver letto solo la trama, curiosissima di vedere come l’autore avesse sviluppato una vicenda con un tema così scottante di mezzo. Sfortunatamente, ciò che mi sono ritrovata tra le mani, si è rivelato solamente un miscuglio mal riuscito di fantasia con in sottofondo fatti realmente avvenuti.
Il commissario Ventura è l’emblema del poliziotto che non vorresti mai vedere tra le file di un corpo armato dello stato (il cui scopo è proteggere i cittadini). È bigotto, misantropo e alcolizzato e come se non bastasse in passato ha picchiato dei sospettati durante alcuni interrogatori.
Anche la magistratura fa una magra figura in questa vicenda. Il commissario accusa, in più di un’occasione, la PM incaricata del caso, di essere troppo sensibile alle lusinghe della chiesa e soprattutto di non saper fare il suo lavoro (quando in verità il commissario odia il magistrato perché aveva fatto condannare la figlia assassina).
Leggendo questo libro, si ha, in breve, la sensazione che i cosiddetti poteri forti siano sempre al di sopra della legge e che siano sempre i poveri innocenti a pagare al posto dei veri colpevoli.
Mi domando, pertanto, a questo punto, quale fosse il reale intento del romanzo. Nel caso fosse la critica sociale sottintesa, l’obiettivo è stato ampiamente raggiunto. Se l’intento, tuttavia, non era il suddetto, non saprei dire quale potrebbe essere in alternativa.
Per quanto riguarda lo stile, l’ho trovato troppo colloquiale, confuso ed eccessivamente stringato. Non c’è suspense né curiosità verso il prosieguo della vicenda che a metà libro si intuisce come si concluderà. Insomma, per me questa è una lettura assolutamente sconsigliata.
accidenti, ma si fa spoiler così in questo blog? non leggerò il romanzo certo non per l'assenza delle sue qualità ma per la spregevolezza di chi l'ha recensito.
RispondiEliminaLucia
Premettendo che non ho ancora letto il libro ma per quel che ne so questo blog di solito non fa spoiler da rovinare la lettura a chi compra il libro.
EliminaIn effetti sembrerebbe che qui sia stato fatto, cito: "Il libro termina... " etc. Trattandosi di un thriller o, comunque, di una trama poliziesca io avrei evitato, a prescindere dalla qualità del romanzo.
EliminaLibro letto. In parte d'accordo, in parte no. Cmq. lo spoiler di cui si parla è quando Alexa dice: "Eamon, difatti, era... etc", fino a "... addietro in Irlanda" Io toglierei. Rossana
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