Le Recensioni di Francesca: "La ballerina dello zar" di Adrienne Sharp
"Amo follemente i mattoni russi e al grido di Dosto e Tolstoj "give me a joy", non potevo non leggere questa ammaliante storia molto romanzata della più celebre ballerina di tutte le Russie."
Ecco la recensione di Francesca per "La ballerina dello zar" di Adrienne Sharp, edito Neri Pozza Editore.
Titolo: La ballerina dello zar
Autore: Adrienne Sharp
Edizione: Neri Pozza Editore
Prezzo: Ebook €6.99 Cartaceo €16.60
Genere: Romance autobiografico, fiction storica
Data di pubblicazione: Ottobre 2010
Sinossi
È il 23 marzo 1890 a San Pietroburgo e, nell’ampio corridoio del teatro Mariinskij, è in corso una delle sfilate più emozionanti che sia dato vedere nella splendida città affacciata sul golfo di Finlandia. La famiglia reale è accorsa al gran completo per il saggio finale delle giovani allieve del corpo di ballo. Gli zar Romanov sono i finanziatori di buona parte dei Teatri imperiali e non mancano mai alle occasioni in cui è possibile scorgere le prime esibizioni delle future étoiles.
Lungo il corridoio, l’imperatore Alessandro III avanza a grandi passi, più alto di tutti, il torace robusto e la fronte massiccia, seguito dall’imperatrice gracile e minuta. Più indietro ancora lo zarevi Nicola, detto Niki, un fauno, piccolo, esile nella sua uniforme, le guance morbide e graziose, i lineamenti fini.
Raggiunta la tavola allestita per la sobria cena della scuola, l’imperatore fa sedere alla sua sinistra Nicola e, accanto a lui, la ragazza che più di tutte promette di essere una stella del Mariinskij: Mathilde Kschessinska, la figlia più giovane del grande Felix Kschessinsky, che ha danzato per i Romanov per quasi quarant’anni. Una diciassettenne piccola, gli occhi luminosi e i capelli scuri e ondulati, una cascata di riccioli davanti alle orecchie.
L’intento di Alessandro III è palese: fare in modo che il figlio renda onore a una lunga tradizione che vuole imperatori, granduchi, conti e ufficiali scegliere le loro amanti tra le ballerine di danza classica, quell’arte che ai loro occhi è innanzi tutto «una parata di belle donne, un’aiuola dalla quale tutti possono raccogliere i fiori del piacere».
Per Mathilde Kschessinska è l’occasione di puntare dritta al cielo, un premio inaspettato al suo talento. Dinanzi alla flemma e alla timidezza dello zarevi?, la giovane ballerina non si dà per vinta. Solo qualche settimana dopo è lungo la prospettiva Nevskij, impaziente di reincontrare Niki durante la sua solenne passeggiata pomeridiana. E qualche mese dopo è a Krasnoe Selo per l’appuntamento dei Romanov coi loro reggimenti.
Lì dove l’élite di San Pietroburgo accorre per la grande Rivista, e le donne indossano splendidi abiti bianchi e i ministri della corte il frac e la tuba, in una calda serata d’agosto, Niki l’invita a fare un giro sulla sua troica. Una corsa folle e selvaggia, senza mai staccare gli occhi sfavillanti dai cavalli e dalla strada gialla e polverosa, attraversando la piazza d’armi, piccoli villaggi, viuzze deserte, terre e città che appartengono a lui e soltanto a lui e che, nel giro soltanto di qualche decennio, saranno di altri. Basato sulla storia vera di Mathilde Kschessinska, ultima grande danzatrice dei Teatri imperiali russi, La ballerina dello zar è uno di quei rari libri che, attraverso lo sguardo di una donna che si ritrova suo malgrado a vivere alcuni dei più tragici eventi della Storia – la rivoluzione d’Ottobre, l’abdicazione dello zar, la prigionia di Nicola II insieme con Aleksej, il figlio legittimo, la drammatica fuga dalla Russia – narra magnificamente di un mondo i cui protagonisti si trasformano all’improvviso in fantasmi ambulanti e la cui bellezza sopravvive soltanto in qualche polverosa reliquia.
Recensione
Lungo il corridoio, l’imperatore Alessandro III avanza a grandi passi, più alto di tutti, il torace robusto e la fronte massiccia, seguito dall’imperatrice gracile e minuta. Più indietro ancora lo zarevi Nicola, detto Niki, un fauno, piccolo, esile nella sua uniforme, le guance morbide e graziose, i lineamenti fini.
Raggiunta la tavola allestita per la sobria cena della scuola, l’imperatore fa sedere alla sua sinistra Nicola e, accanto a lui, la ragazza che più di tutte promette di essere una stella del Mariinskij: Mathilde Kschessinska, la figlia più giovane del grande Felix Kschessinsky, che ha danzato per i Romanov per quasi quarant’anni. Una diciassettenne piccola, gli occhi luminosi e i capelli scuri e ondulati, una cascata di riccioli davanti alle orecchie.
L’intento di Alessandro III è palese: fare in modo che il figlio renda onore a una lunga tradizione che vuole imperatori, granduchi, conti e ufficiali scegliere le loro amanti tra le ballerine di danza classica, quell’arte che ai loro occhi è innanzi tutto «una parata di belle donne, un’aiuola dalla quale tutti possono raccogliere i fiori del piacere».
Per Mathilde Kschessinska è l’occasione di puntare dritta al cielo, un premio inaspettato al suo talento. Dinanzi alla flemma e alla timidezza dello zarevi?, la giovane ballerina non si dà per vinta. Solo qualche settimana dopo è lungo la prospettiva Nevskij, impaziente di reincontrare Niki durante la sua solenne passeggiata pomeridiana. E qualche mese dopo è a Krasnoe Selo per l’appuntamento dei Romanov coi loro reggimenti.
Lì dove l’élite di San Pietroburgo accorre per la grande Rivista, e le donne indossano splendidi abiti bianchi e i ministri della corte il frac e la tuba, in una calda serata d’agosto, Niki l’invita a fare un giro sulla sua troica. Una corsa folle e selvaggia, senza mai staccare gli occhi sfavillanti dai cavalli e dalla strada gialla e polverosa, attraversando la piazza d’armi, piccoli villaggi, viuzze deserte, terre e città che appartengono a lui e soltanto a lui e che, nel giro soltanto di qualche decennio, saranno di altri. Basato sulla storia vera di Mathilde Kschessinska, ultima grande danzatrice dei Teatri imperiali russi, La ballerina dello zar è uno di quei rari libri che, attraverso lo sguardo di una donna che si ritrova suo malgrado a vivere alcuni dei più tragici eventi della Storia – la rivoluzione d’Ottobre, l’abdicazione dello zar, la prigionia di Nicola II insieme con Aleksej, il figlio legittimo, la drammatica fuga dalla Russia – narra magnificamente di un mondo i cui protagonisti si trasformano all’improvviso in fantasmi ambulanti e la cui bellezza sopravvive soltanto in qualche polverosa reliquia.
Recensione
Da sempre, sono affascinata dalla storia (fa un certo effetto pensare che, se la notte precedente a Waterloo non fosse venuto giù il diluvio, Napoleone avrebbe portato a casa la vittoria) e magari, potrei avere antenati che arrivano direttamente dalle steppe. Tutto questo per anticiparvi che amo follemente i mattoni russi e al grido di Dosto e Tolstoj "give me a joy", non potevo non leggere questa ammaliante storia molto romanzata della più celebre ballerina di tutte le Russie.
Maria Matilde ha solo 18 anni ma le idee ben chiare quando, la sera del suo diploma presso l’accademia di ballo imperiale, viene messa a sedere accanto allo zarevic, il futuro Nicola II. L’idea del padre di Nicola è ben palese: lasciare che suo figlio maturi un po’ di esperienza nell’arte amatoria prima di impalmare qualche principessa di sangue reale e mettere al mondo un consistente numero di eredi (possibilmente maschi). Lasciatemi dire subito che ho odiato di tutto cuore la protagonista: ammette di essere ambiziosa e senza scrupoli, ma ciò che combina è al di là di ogni dire. Quando Nicola la abbandona per sposare Alessandra d’Assia (nipote della regina Vittoria, mica una donna qualsiasi ) farà fuoco e fiamme nella speranza di riavere l’amato.
Si passa dalla lettera di calunnie allo sbandierare ai quattro venti il fatto di essere l’amante dello zar nel tentativo di umiliare l’imperatrice, che di rimando le fa recapitare una spilla a forma di serpente! E qui io mi sarei andata a sotterrare in qualche sperduta dacia a mungere capre. Ben presto il turbinio della storia umana viene travolto dalla Storia con la S maiuscola. Lo sfavillio dei gioielli, il rumore delle carrozze, gli imponenti palazzi reali rilucenti di sete e mobili preziosi verranno trascinati nel fango dai rivoluzionari bolscevichi. L'immutabile mondo degli zar balla l’ultimo tragico valzer mentre i riflettori si spengono sul vecchio secolo.
La storia dei libri di scuola si mescola alla fiction. È vero che quello di Nicola e Alessandra fu un matrimonio d’amore e non solo di stato, ed è vero che Maria Matilde Ksesshinka fu l’amante di Nicola per un lungo arco di tempo. Ma nel romanzo il figlio che lei ebbe viene attribuito a Nicola. Fu veramente così? C’è stato veramente, nella Storia, un altro erede al trono di Russia? Quel pomeriggio del 17 luglio 1918 avrebbe potuto esserci anche un fantomatico paggio dello zarevic Aleksej, pronto a sostituirlo al momento della morte per ereditarne il trono e fortunosamente scampato all'eccidio di Ekaterinburg? Non lo sapremo mai. Di certo resta una famiglia sterminata, un mondo che non c’è più, foto in seppia di quattro fanciulle abbracciate ad un ragazzino emofiliaco che, un giorno, avrebbe ereditato il più grande Impero mai esistito.
Maria Matilde ha solo 18 anni ma le idee ben chiare quando, la sera del suo diploma presso l’accademia di ballo imperiale, viene messa a sedere accanto allo zarevic, il futuro Nicola II. L’idea del padre di Nicola è ben palese: lasciare che suo figlio maturi un po’ di esperienza nell’arte amatoria prima di impalmare qualche principessa di sangue reale e mettere al mondo un consistente numero di eredi (possibilmente maschi). Lasciatemi dire subito che ho odiato di tutto cuore la protagonista: ammette di essere ambiziosa e senza scrupoli, ma ciò che combina è al di là di ogni dire. Quando Nicola la abbandona per sposare Alessandra d’Assia (nipote della regina Vittoria, mica una donna qualsiasi ) farà fuoco e fiamme nella speranza di riavere l’amato.
Si passa dalla lettera di calunnie allo sbandierare ai quattro venti il fatto di essere l’amante dello zar nel tentativo di umiliare l’imperatrice, che di rimando le fa recapitare una spilla a forma di serpente! E qui io mi sarei andata a sotterrare in qualche sperduta dacia a mungere capre. Ben presto il turbinio della storia umana viene travolto dalla Storia con la S maiuscola. Lo sfavillio dei gioielli, il rumore delle carrozze, gli imponenti palazzi reali rilucenti di sete e mobili preziosi verranno trascinati nel fango dai rivoluzionari bolscevichi. L'immutabile mondo degli zar balla l’ultimo tragico valzer mentre i riflettori si spengono sul vecchio secolo.
La storia dei libri di scuola si mescola alla fiction. È vero che quello di Nicola e Alessandra fu un matrimonio d’amore e non solo di stato, ed è vero che Maria Matilde Ksesshinka fu l’amante di Nicola per un lungo arco di tempo. Ma nel romanzo il figlio che lei ebbe viene attribuito a Nicola. Fu veramente così? C’è stato veramente, nella Storia, un altro erede al trono di Russia? Quel pomeriggio del 17 luglio 1918 avrebbe potuto esserci anche un fantomatico paggio dello zarevic Aleksej, pronto a sostituirlo al momento della morte per ereditarne il trono e fortunosamente scampato all'eccidio di Ekaterinburg? Non lo sapremo mai. Di certo resta una famiglia sterminata, un mondo che non c’è più, foto in seppia di quattro fanciulle abbracciate ad un ragazzino emofiliaco che, un giorno, avrebbe ereditato il più grande Impero mai esistito.
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