Review party: “Just another love” di Scarlett Reese
Tanta legna nel camino della Reese con quest’ultimo romanzo che porta all’estremo il concetto di hate to love, amore e odio si mescoleranno infatti sapientemente fino all’epilogo e saranno anche gli strumenti con i quali questa storia troverà i più importanti momenti di leggerezza.
Cosa chiedono Eleonore e Mason, coppia stabile, sposata, sinceramente innamorati l’uno dell’altra, alla giovane Skyler, sorellastra di Eleonore? Potrei dirvelo perché in verità è qualcosa che scoprirete già nel primo capitolo, ma l’autrice nella sinossi ha scelto di mantenere il mistero e io scelgo a mia volta di rispettarla.
Posso dirvi però come mi ha lasciato la richiesta e cioè palesemente interdetta. L’istinto è stato quello di controllare il numero di pagine perché nella mia testa circolava l’idea che un simile argomento necessitasse almeno di una trilogia. Sbagliato.
I piani esplorati sono anch’essi molti e importanti, l’amore in primis ovvio, se vi state chiedendo se c’è il lieto fine vi rispondo tranquillamente di sì… oddio non troppo tranquillamente in realtà perché per arrivarci vi servirà un secchio di kleenex e magari un whiskey, sì, liscio, sì sì, anche doppio.
La sorellanza, con la familiarità negata, i contrasti, ma anche i momenti teneri e le condivisioni di idee, sogni, progetti. L’istinto di protezione e la fiducia cieca nello sguardo dell’altra. La convinzione che una sorella non è una semplice amica, ma qualcuno che può appartenerti anche solo con un gesto o uno sguardo fiducioso.
Eleonore e Skyler sono sorelle leali, oneste, diverse negli atteggiamenti ma simili nei sentimenti e condividono un sostrato di saggezza che è forse la chiave di svolta del romanzo. L’amicizia, che si nutre spesso di bugie bianche e piani messi in atto per il bene della persona a cui si è scelto di stare accanto. L’amicizia in questo romanzo ha tre volti principali, positivi e incoraggianti, che cozzano tutti e tre con l’aspetto esteriore come a sottolineare che quello in amicizia è veramente l’unica cosa che non conta.
Ha il volto di David, un cantante emergente che assume il ruolo di spalla, di confidente, di alibi e di provocazione. Ha il volto di Spencer, migliore amico di Mason dai tempi del liceo, stravagante, eclettico, intuitivo come pochi, capace di lasciarsi guidare dall’euforia ma anche perfettamente connesso alla realtà, molto più dei protagonisti stessi.
Ha, infine, il volto superlativo di Tris, Patrisha per Mason, migliore amica e coinquilina di Sky, dovrete a lei la più alta percentuale di risate durante la lettura e sono sicura che alla fine la ringrazierete per essere entrata a gamba tesa tra un pugno sul tavolo e un canestro nel cestino dei fazzoletti smoccolati.
C’è anche il piano della genitorialità afferrato al volo attraverso l’interazione dei vari personaggi che ci riporta alla distanza che si può mettere tra un’esperienza negativa e la realtà che inevitabilmente ci porta davanti a delle scelte che possono e devono molte volte essere diverse. In sostanza, non tutti abbiamo la fortuna di avere genitori esemplari, ma questo non ci vieta di provare a fare del nostro meglio, anzi, l’esperienza negativa può e deve essere sfruttata per trovare soluzioni laddove potremmo ricadere in errori conosciuti.
Poi ovviamente c’è l’Amore con le sue innumerevoli facce che deridono la razionalità. L’Amore in grado di superare ogni barriera. L’Amore rispettoso e delicato, eppure non meno capace di strapparti il cuore dal petto. L’Amore irruento e tempestoso, desiderato e rifiutato, conteso, indomabile.
Vi ho confuso abbastanza? Spero proprio di sì perché vi assicuro che la Reese in questo romanzo ha dato il meglio di sé nel dare un volto a tutti questi aspetti della vita. Il vero protagonista però secondo me è il tempo del quale troppo spesso dimentichiamo l’importanza. Il tempo riconquistato, quello perso, quello vissuto, quello sprecato. Il tempo che scorre su ogni aspetto della nostra vita. Il tempo che vorremmo controllare e al quale dobbiamo portare rispetto perché alla fine rimane veramente l’unica cosa che conta.
E il tempo per leggere la Reese non è sicuramente tempo perso o sprecato.
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