Review Party: "If you love her. Fino all'inferno" di Chiara Cavini Benedetti
Parto dalla fine. Non devo picchiare con il kindle l’autrice e, quindi, evitatelo anche voi. Sì, il primo impulso sarà quello, ne sono consapevole. Ho iniziato questo libro in ferie, divorato sotto al cielo caraibico. I miei vicini di sdraio si sono girati quando ho iniziato a parlare come il peggiore dei camionisti, penso di aver inventato nuove parolacce.
Sì, sono quella che sceglie un libro perché le ispira qualcosa, che sia titolo, trama, cover o trope. Sport college romance, ecco cosa mi ha fatto dire “Partecipo con piacere al review party”. Ho cercato se fosse autoconclusivo? Già, porca pupazza!
Ma c’è una buona notizia: l’autrice, sia a fine libro che in chat, assicura che il secondo volume non uscirà troppo tardi, possiamo far partire l’operazione stalking sui social!
Quando si deve recensire il primo volume di una dilogia che finisce con un enorme cliffhanger, il pericolo spoiler è maggiore. Cosa va detto senza rovinare la lettura? Con un libro autoconclusivo è più semplice, puoi parlare a grandi linee della storia ma sai qual è il punto di svolta, ciò che il lettore deve scoprire.
Questa storia non è recensibile in quel modo. La storia di Axton e di Allye è talmente intricata, strutturata su molteplici livelli, che la si può paragonare allo shangai, il gioco con i bastoncini di legno mischiati tra loro. Ne va tolto uno alla volta, senza toccare gli altri, altrimenti si perde la mano di gioco. Immaginatevi a un tavolo: ci sono mille bastoncini che corrispondono alle caratteristiche di Allye e di Axton. Potete scoprirli poco alla volta, ma dovrete essere oculati nella scelta. Quale bastoncino prendere? Cosa scoprire di lui? o di lei? Cosa è importante e cosa no?
Sono due anime tormentate. Il Diavolo e l’anima da corrompere, da rovinare. Ma Allye non è la persona innocente facile da rovinare, a sua volta ha vissuto all’inferno. Non immaginatevela come una principessa da salvare, che urla a squarciagola per attirare il principe azzurro.
Si potrebbe definire quasi un maschiaccio, più interessata al suo skate che alle feste, al trucco, ai ragazzi. Usa le sue cuffie come isolante, come medicina per le ferite di ogni tipo. Axton è il quarterback del college, venerato da tutti, ma intoccabile, sfuggente. Nessuno sa troppo di lui, tiene tutti a distanza. Si sente il Diavolo in persona, si comporta da tale dentro e fuori dal campo. E’ una canzone rock, dura e implacabile.
Sono sbagliati insieme. Sono due pezzi di un puzzle che non trovano l’attacco corretto. Ma tra le note delle canzoni dei Kiss, trovano un modo di conoscersi, di avvicinarsi, di farsi male e al contempo di guarire le ferite dell’altro.
Non volevo disobbedire al diavolo. Non adesso che mi stava trascinando all’inferno. E che stava rendendo quelle fiamme il mio paradiso.
Ma se il passato non rimane chiuso in un cassetto? Se i demoni che si pensavano sconfitti, tornano più forti e cattivi di prima?
Sono due protagonisti che il lettore non può non amare. Non tanto per le qualità che mostrano in modo evidente o meno, ma quanto per le loro ferite. Per le cicatrici che si riaprono ogni volta. Per il dolore che li circonda.
Ma non si trattava solo di sfogarsi, si trattava di non essere la cosa più spezzata in una stanza. Perché quando a terra ci sono dei frammenti di vetro, le persone non notano quelli del tuo cuore. Anche se sono più dolorosi e taglienti.
Non c’è una storia d’amore rosa e fiori. Non c’è luce. Questo romanzo è oscurità. Sono le ombre che ti avvolgono quelle a farti compagnia. Perché, citando sempre l’autrice, le cose devono peggiorare prima di migliorare.
Aprite il libro. Preparatevi al peggio, a toccare il fondo e poi a cadere ancora. E ancora. Scoprite con Axton e Allye che la caduta può essere dolorosa. E sperate per loro, con loro. Arriverà il momento in cui si risale la china, fino alla vetta, oltre le ombre. Nel secondo libro, però!
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