“I sorrisi non fanno rumore” di Enrica Tesio

 

Comincio la recensione comunicandovi che ho già regalato otto copie di questo romanzo dalla prima lettura che ho fatto sotto Natale. Se sono ancora qui oggi è perché ho avuto la necessità di rileggerlo. I sorrisi non fanno rumore è un romanzo da comodino insomma. Uno di quei cartacei pieni zeppi di post-it e di citazioni estrapolate e fissate in ogni dove.

Sta sempre lì, vicino a me, con la sua cover intonata al colore dei miei capelli e lo sguardo fisso di una donna che si fa spazio nei sogni infischiandosene di tutto il resto.

Non dovrei dare nulla per scontato, dovrei essere concentrata come un dio, esercitare l’amore in ogni momento, perché l’amore è esercizio di presenza.


Io e la mia amica Pat abbiamo l’abitudine di cercare, conservare, dare spazio e dedicare tempo agli incipit significativi che incappano nel nostro cammino di lettrici. Questo è finito nella top ten del 2023 e rimane lì con la freschezza di una brezza primaverile e la tenacia di una foglia autunnale attaccata a un ramo che non è disposto a lasciarla andare.

Antonia, detta Toni è una brillante scrittrice di libri illustrati, un ex moglie e una mamma affaticata di una figlia preadolescente, una donna con il cuore stanco eppure con una resilienza quasi inumana malgrado qualche intoppo lungo il cammino.

Una mattina di dicembre, davanti a una platea di bambini e insegnanti, in uno stato quasi di trans, dalla bocca di Toni usciranno pochissime parole capaci di scuotere il tempo, lo spazio e l’immaginazione e dalle quali scaturirà la trama di questa meravigliosa creatura.

Una fiaba dolceamara capace di farci sorridere nel buio. Più che un romanzo, leggibile in pochissime ore, è una sorta di animale da compagnia che fa le fusa attorno alle gambe del lettore, una coperta in più per contrastare i brividi della febbre, un cubetto di ghiaccio nell’aranciata sotto l’ombrellone.

Sono talmente tanti gli spunti di riflessione che ne ho tratto che faccio fatica a selezionare i più importanti. Da ogni spunto, prima ancora di arrivare alla meta, cioè alla spiegazione dell’autrice, ho fatto un viaggio nei ricordi che mi hanno fatto sorridere e imbronciare allo stesso tempo.

In tempi di pace si fanno promesse che la guerra disperde.


Ecco ad esempio, prima ancora di proseguire in questo punto ho ripensato immediatamente alle promesse che anticipano l’anno scolastico degli studenti: “terrò in ordine gli appunti”, “studierò lezione dopo lezione senza aspettare l’ultimo minuto”. Mai una volta che sia riuscita a mantenere fede a questi propositi.

Ma torniamo ai sorrisi. Enrica Tesio ha una tenuta impareggiabile e un’abilità a intrecciare le parole che, per quanto mi sforzi di ricordare, non ha paragone. È un cecchino e allo stesso tempo una mitragliatrice impazzita che colpisce il cuore da tutte le parti.

Un minuto sorridi e quello dopo stai piangendo come una fontana senza sapere perché, per come e dove caspita sta la box con i fazzoletti!!!

Tra le tematiche più forti presenti troviamo il rapporto madre-figlia, un lutto da rielaborare fatto di carte da decifrare e lacrime mai versate da rinominare, la gestione delle relazioni in campo personale e lavorativo.

Non importa se hai sempre fatto dieci, se sbagli non torni a nove, scendi a zero


Toni ci ricorda una grande lezione che è stata regalata dalla vita a molti di noi. Quando mettiamo, inevitabilmente, il nostro futuro in mano ad altre persone dobbiamo essere consapevoli del rischio che questo comporta.

Ma in questo romanzo c’è anche il piccolo Milo, piagnucolante, confuso, contagioso, inconsapevole. Il suo interesse per Ottavia Meraviglia, la protagonista della fortunata serie scritta e illustrata da Antonia, non è tanto legato alla lettura, attività che lo annoia, quanto ai gadget presenti in libreria, penne, gomme, pupazzi che riceve “in cambio” della lettura stessa, come premio in sostanza.

Se leggi ti compro, ti regalo, ti porto…

Ammettiamolo cari genitori, quanto spesso usiamo questo ricatto pur di sperare di veder leggere i nostri figli? Io stessa stamattina ho detto no all’ennesimo giochino chiesto dalla mia ottenne ma ho quasi lacrimato davanti al desiderio di un nuovo capitolo della saga che sta leggendo.

Ho amato Gerundio, il gatto, che ulula il suo disprezzo ogni volta che è costretto a salire in macchina e… parla. Sì sì, Gerundio parla giuro.

E poi la piccola Vittoria che di giorno è distante e di notte si accoccola, di lei non vi dirò molto in questa recensione perché a lei appartengono le pagine più belle, quelle che nel mio cuore colpevole di madre di un’ottenne hanno funzionato meglio.

Un mix di ciò che resta anche quando il tempo non c’è e di ciò che invece inesorabilmente sprofonda con la morte. Perdere qualcuno, vicino o lontano che sia, diventa allora non avere più un posto in cui tornare. Ognuno di noi in un certo senso è un luogo. Alcuni lo sono più di altri. Semplicemente sono più estesi. Altri, quelli che amiamo, sembrano non avere confini, e quando non ci sono più in un certo senso ciò che ci manca è lo spazio in cui vivere.

Ecco avrete capito che quando parlo di tanti spunti di riflessione intendo proprio tanti tanti, di ogni grado di intensità. Voglio lasciarvi con la curiosità di esplorare questo mondo sicura che porterete con voi un bagaglio preziosissimo da spendere in questa vita, l’unica che abbiamo. Buona lettura!



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