Review party: "Il paradosso del gatto innamorato" di Grazia Cioce



Sui social, nei fandom, si usa dire “essere bimba di”. Per chi inizia a sentirsi vecchia come la sottoscritta, significa semplicemente essere fan di un determinato personaggio pubblico. Ecco, io sono una bimba di Grazia Cioce. La leggo a scatola chiusa, ancora prima di sapere di cosa parla il libro, i trope, la cover, niente. Non mi serve niente per decidere di leggerla. Lei chiede e io eseguo, felicissima di poterlo fare!

Quindi, potete capire la mia felicità quando, ben prima di svelare cover e titolo, questo libro sia comparso sul mio kindle. Mi sono approcciata alla lettura da fan fedele, pronta a immergermi in una storia che mi avrebbe coccolato.

Quando le premesse sono queste, raramente rimango delusa. Vi dirò di più, credo non sia mai successo nella mia lunga vita da lettrice. Giulia e Leonardo hanno sgomitato per contendersi il premio di personaggio preferito del libro, proprio come fanno per tutta la storia. Ma andiamo per gradi. No, non vi svelerò troppo della storia, perché questo è uno di QUEI libri. Quelli che inizi in modo incosciente, senza sapere: solo così, a mio avviso, puoi affrontare le emozioni in modo genuino, immergerti nell’acqua profonda senza timore di quale bestia ci nuota dentro.

Cosa bisogna sapere de “Il paradosso del gatto innamorato”? È un romanzo autoconclusivo (anche se un paio di personaggi avrebbero del potenziale), hate to love (e quanto hate c’è!). Giulia e Leonardo sono due grandissimi enemies che, pur non volendo e – fidatevi – non lo vogliono affatto, scopriranno di essere anche dei grandissimi lovers. Il lavoro a stretto contratto è ciò che serve per accendere le loro micce moooolto corte. Ho letto questo libro nell’arco di una mattinata, nei tempi morti del lavoro. Ho rimpianto di non avere dei pop corn, perché in certe scene servivano alla grandissima. Una scena su tutte? La FORCHETTATA. Sarò ripetitiva, ma fidatevi!!!

Adoro gli enemies to lovers, soprattutto quelli ben scritti. Voglio percepire l’odio, immaginare quella sensazione di doverti far andare a genio una persona quando vorresti solo cavargli un occhio con una graffetta arrugginita. E, ancora di più, amo quando vengono abbattuti i muri. Si dice che odio e amore siano due facce della stessa moneta, non c’è uno senza l’altro... Loro lo scoprono con reticenza, per loro l’amore è quasi un terzo incomodo.

Certo, chi non sogna di trovare la persona giusta con cui condividere la vita? Quella persona che ti fa ridere e che è al tuo fianco quando le cose iniziano a peggiorare. La spalla su cui fare affidamento, che ti sa togliere i pesi dall’anima. Che ti accetta durante i tuoi momenti peggiori, che ama anche le tue stranezze? Se leggete romance, avete tutti questo desiderio, lo so.

Giulia è razionale, rigida e vecchia, come direbbe Caterina (la sua migliore amica). Lei vuole capire le cose, trovare la falla nell’ingranaggio e risolvere. Si astiene dalle bugie, non ha filtri. È questa genuinità che la fa amare al lettore. Può sembrare sopra le righe, quasi bacchettona a volte. Ma, pagina dopo pagina, non puoi fare a meno di capire con quanti strati si sia coperta, per non mostrare le proprie fragilità. Il suo amore per i paradossi, realmente esistiti o inventati da lei, è tra le cose più adorabili mai lette. Ve lo giuro, per certe cose è il mio opposto, ma non puoi darle torto.

Leonardo è meschino, approfittatore, manipolatore, scaltro. Ma ha anche pregi eh! Non pensate male del nostro Leo: se Giulia usa i paradossi come scudo, lui ha costruito la versione migliore di sé. O, almeno, questo crede. È dedito al lavoro, solo al lavoro. Nient’altro che lavoro. E lei è di intralcio.

Leggere questo libro è come fare una giornata a Gardaland. Ogni tanto un’attrazione semplice, come le tazzine, per poi fare due giri sulle montagne russe. A ogni capitolo non sai cosa aspettarti, cosa assolutamente non facile nel romance, dove tutto sembra essere già visto e rivisto. Ma, a parità di trama, di trope, di ambientazione, cosa fa la differenza? La mano dell’autore. La sua bravura.

«Forse ho capito cos’è l’amore, Caterina», le dico prendendo tra le dita il mio nuovo ciondolo. «E cos’è?», chiede lei, curiosa. «Rischio, amica mia. Amare significa rischiare».


Grazia Cioce ha delineato due personaggi in modo perfetto, ci ha fatto immergere in questa storia come se fosse la nostra realtà, se fosse ciò che vediamo tutti i giorni. Una storia divertente ma profonda, con messaggi importanti senza risultare pesante. L’attrazione è vivida, nonostante la totale mancanza di spicy: questa è una difficoltà aggiuntiva, non trovate? Ne “Il paradosso del gatto innamorato” non si sente la mancanza di scene hot, ma la tensione, quell’elettricità statica che ti rende vibrante si sente fin nel midollo.

Ora capite perché sono una bimba di Grazia? Come si fa a non esserlo!?



Commenti

  1. Grazie di vero cuore per questa meravigliosa recensione!!! Grazia Cioce

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari