"Trafalgar. La battaglia navale" di Gastone Breccia


1805. Lord Nelson è stato colpito a morte nel bel mezzo di una battaglia navale, lotta per non perdere conoscenza e vuole essere continuamente aggiornato su ciò che sta accadendo in mare.

Nella battaglia di Trafalgar si stanno scontrando la flotta britannica e le navi da guerra franco-spagnole. Nelson ha pianificato nel dettaglio ogni passaggio e strategia. Ha passato buona parte dei suoi 47 anni in mare, pagando più volte lo scotto di un fisico fragile e degli acciacchi legati all’avanzare dell’età, ma non si è mai tirato indietro davanti alle sue responsabilità e questo lo ha portato a godere di molte vittorie e a superare numerose sfide.

Le strategie, le manovre, i dettagli della navigazione, le rotte, gli intrecci con la politica estera e con l’antagonista Napoleone, i racconti di traversate epocali, portano l’ammiraglio e il suo equipaggio alla battaglia attesa, temuta e accolta con esultanza dai marinai che videro in essa il compiersi di uno scopo, un destino con cui l’Inghilterra deve fare i conti.

All’indomani di questa importantissima vittoria l’Inghilterra si accorse che la distruzione della flotta nemica l’aveva resa più potente ma anche orfana di un eroe.

Se digito su qualsiasi motore di ricerca il sostantivo ammiraglio, la prima voce che mi compare dopo quella relativa al significato del termine è proprio quella accompagnata dal nome Nelson. Ovviamente non è l’unico famoso ma è sicuramente uno dei più popolari.

Il trionfo di Nelson ha appassionato nei secoli gli storici e non manca mai rinnovarsi, segno che la morte può colpire solo la materia. Dalla battaglia di Trafalgar ebbe inizio il secolo della pax Britannica che garantì agli inglesi il dominio incontrastato sui mari del mondo e all’ammiraglio un posto nella leggenda.

Romanzo diviso in quattro parti essenziali, completate da note, ricerche e appendici che ne aumentano il fascino e aiutano a orientarsi sia nell’aspetto lessicale che in quello degli approfondimenti.

La vita dell’uomo viene sviscerata nel dettaglio e romanzata in modo appassionato con una ricostruzione attenta delle caratteristiche fisiche, ma anche del carattere e della personalità. Egli pianificò la battaglia per renderla decisiva e sfruttò spazio e tempo per prevaricare l’avversario affermando la propria superiorità.

C’è un velo poetico in questo romanzo così apparentemente tecnico ed è con ogni probabilità dovuto al fatto che quando si scrive di ciò che si ama le emozioni in qualche modo trovano spazio anche tra le acque dell’oceano.

Sembra che non ci siano eccezioni in chi testimoniò questa battaglia dalla parte britannica nel riconoscere la sensazione di gioia che precedette lo scontro e pose fine a un blocco sfiancante. La narrazione in alcuni passaggi è così vivida da far tornare indietro con l’immaginazione nel tempo e nello spazio.

Così come compatte sono le esperienze raccontate da coloro che hanno fatto ritorno nel sottolineare la tristezza per la morte dell’uomo simbolo di Trafalgar. Commoventi le parole del giovane Sam che si dice addirittura grato di non averlo mai visto di persona perché sembra che chiunque lo abbia conosciuto in maniera diretta sia destinato a piangere e soffrire in maniera incontrollabile per la perdita.

Una scrittura elegante e precisa e un lavoro di ricerca scrupoloso e attento, degno di menzione e applausi per l’autore.




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