Review Party: "Non proprio scritto nel destino" di Meghan Quinn

 

Meghan Quinn is back. Dopo averci fatto ridere e sospirare con la storia di Lottie e Hux, averci fatto dare una sbirciatina alla famiglia Cane, ecco arrivare JP e Kelsey. Facciamo subito una premessa: se non avete letto "Non proprio un colpo di fulmine", è meglio se non leggiate questo. Rispettate l'ordine, non solo per evitare di spoilerare la storia precedente, ma per capire al meglio questa.

Voglio il vero. Il brutto. La dolce consuetudine che si crea nelle relazioni. Le prese in giro. Le discussioni. Le risate. L’amore. Il romanticismo. Voglio tutto.

Kelsey, sorella di Lottie, è un'inguaribile romantica. Per me è stato abbastanza uno shock, per il semplice fatto che mi sono sentita descritta. La capisco profondamente, abbiamo lo stesso sogno, la stessa idea di relazione. Come dice sempre la mia cara amica Babs, sono quasi diabetica dal romanticismo: me la giocherei alla pari con Kelsey! Ognuno di noi è fatto in modo diverso, i sogni cambiano, come le aspirazioni del futuro.

Lei è una donna autonoma, si sta realizzando in ambito lavorativo, è brillante, arguta, ha la lingua tagliente idonea per farsi valere in un mondo prettamente maschile. Ha le palle, non giriamoci intorno. Sogna un compagno, un amico, una spalla, di creare un rapporto vero come quello della madre e, seppur iniziato in modo poco convenzionale, quello della sorella.

Ma si sa, alla vita piace prenderci a calci nel sedere... Ed è così che più si ostina a volere un rapporto perfetto, e meno trova l'uomo che ci si possa avvicinare. Chi poteva essere la spina nel fianco di una donna del genere? Già, JP Cane, fratello di Huxley, nonché suo supervisore al lavoro, volto dell'azienda fondata con i fratelli.

JP ha l'aria del playboy, del classico uomo che vuole saltare da un fiore all'altro ma guai a parlare di sentimenti. È attratto da Kelsey, attrazione corrisposta, ma vogliono cose diverse. Lui la manda veramente in bestia ogni giorno, la stuzzica come nessun altro sa fare, ma Kelsey sa tenergli testa, trova i suoi punti deboli e colpisce alla giugulare.

Non sono nemici, ma neanche amici. Lavorano insieme, sono destinati a fare parte della stessa famiglia... Ma quante cose nascondiamo agli altri e a noi stessi?

Questa storia è veramente un concentrato di risate, di battibecchi, in puro stile Quinn ma, come avviene anche in altri suoi romanzi, tra le lacrime dal troppo divertimento ti ritrovi a riflettere. A capire quanto questi personaggi ti tocchino nel profondo.

È la magia del romance, di un libro ben scritto e ben pensato. Sono personaggi inventati, creati dalla fantasia dell'autore, ma che, in realtà, hanno le nostre sembianze. Le nostre cicatrici, più o meno visibili.

JP non sa più quale sia il suo posto nel mondo. Si è chiuso in una cassaforte ermetica, tiene lontane le persone per autodifesa, resta accanto ai fratelli a discapito della sua felicità. Kelsey mostra un lato combattivo, sembra immune a tutto... Oh, quanto mi è familiare la sua maschera. Ben scolpita, costruita e modellata nel tempo, per nascondersi. Le insicurezze che prova sono così radicate da non capire come estirparle. Perché sì, siamo diversi. Sì, non dovremmo paragonarci ai nostri fratelli/sorelle o agli amici, ma è inevitabile.

La vita è una comparazione unica. La riempiamo di domande tipo "perché non sono così anche io?" o quella che chiunque di noi ha detto almeno una volta. "Perché a me non succede?". Che si tratti di lavoro, soldi, fortuna, figli o amore, l'invidia è quel diavoletto sulla spalla, che sottolinea come gli altri riescano a realizzare con facilità ciò che tu brami da tutta la vita. Lotti per il tuo obiettivo, ci provi costantemente, ma non tagli mai il traguardo.

E le insicurezze tornano a galla. Pronte a rovinare ancora di più ciò che hai, ad allontanarti da quello che ti fa stare bene senza che tu riesca a capirlo veramente.

La magia della Quinn è questa: sbatterti in faccia la tua vita, tra una risata e l'altra. Ti rende partecipe della storia, grazie al suo stile frizzante, ma non solo come spettatore: ti fa sentire il protagonista e ti aiuta a capire che l'invidia è giusta. Ma, tenendoti per mano, ti guida durante il percorso della realizzazione, fa luce su quei difetti che odi ma che sono parte di te.

Perché chiunque sogna la magia di un amore perfetto, di una vita idilliaca, ma devi abbracciare ciò che ti fa stare male, senza nasconderlo. La perfezione è come un abito: si deve adattare a noi, a ciò che siamo da soli e con l'altra persona. Bisogna fare qualche prova, girare per negozi, mettere in preventivo che magari ci servirà l'aiuto di un sarto, o ci costerà più di quello che vorremmo spendere... Ma quel vestito lo troveremo. E ci sembrerà di averlo sempre avuto addosso.



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