"La collezionista di farfalle" di Tea Cooper


 Siamo nel 1922 e siamo a Sydney, in Australia. Verity Binks stenografa viene licenziata dal The Arrow, il suo posto verrà assegnato a uno dei tanti reduci tornati dalla guerra. Lo stesso giorno tornando a casa trova un pacco anonimo sul tavolo in cucina. Nessun indirizzo, nessun mittente, niente di niente.

All’interno un vestito semplice, nero, con un velo di seta arancione acceso, orlato di nero e puntini bianchi a risaltarne i contorni e un invito a un ballo in maschera: “il Ballo degli Artisti di Sydney”, il primo dalla fine della guerra.

Il ballo si rivelerà un’ottima occasione per Verity che otterrà il prezioso incarico di scrivere un articolo sulla Fondazione Treadwell, sconosciuta alla ragazza, che si occupa di sostenere le giovani donne in difficoltà.

Nulla però sembra essere semplice o scontato e quando Verity comincia la sua ricerca per l’articolo finisce per scoperchiare segreti e misteri che la riportano a Morpeth nel 1868 nel giardino di Theodora Breckenridge, la quale adora dipingere all’alba.

Farfalle.

Theodora dipinge farfalle di ogni tipo.

Una mattina in particolare la sua attenzione viene catturata da una farfalla che non aveva mai visto prima, con le ali molto grandi nere e arancioni punteggiate di bianco. Una nuova specie?

Subito il disegno e la ricerca la portano a valutare l’idea e l’emozione di una nuova scoperta scientifica che possa portare il suo nome: aveva scoperto qualcosa di inusuale, qualcosa di speciale.

La scomparsa di un neonato, figlio di Clarrie, la sua domestica, scuote la trama e mescola le carte trasformando un quieto romanzo in un misterioso e intrigante thriller.

Il tema principale intorno al quale gira tutto il romanzo è quello della tratta dei bambini. Un tema spinoso, complesso, che negli anni ha riguardato ogni Paese, ogni Stato, ricco, povero, all’avanguardia, arretrato, in via di sviluppo. Poco importa. Sulla pelle dei bambini purtroppo si è sempre giocata una partita maledetta, una vergogna per l’umanità intera.

Un traffico osceno, subdolo, immorale, che ha come protagonisti esseri umani, neonati, indifesi, che è andato avanti per anni e ha causato sofferenze, angosce e patimenti indicibili.

La farfalla monarca dona fascino e poesia a tutta la lettura che si dispiega in due momenti temporali diversi, ognuno portatore della propria storia e destinato a intrecciarsi con l’altro. Per via del suo aspetto essa è associata alla bellezza, all’eleganza e alla regalità, aspetti che emergono anche nella cover.

Le donne al centro di questo romanzo sono personaggi caratterizzati in modo molto denso, capaci di enorme forza e resilienza. Donne credibili nel loro vissuto e nelle loro fragilità. Donne che lottano per affermare sé stesse in due epoche diverse, ugualmente accomunate dalla discriminazione.

Una prosa elegante quella della Cooper che trascina il lettore in un’ambientazione quasi artistica. Molte le scene accostabili a un quadro d’epoca, descritte in maniera impeccabile, non solo sotto l’aspetto visivo, ma anche intorno a tutte le altre sensazioni, suoni, profumi, tocchi.

Un romanzo ricco di contraddizioni intrinseche alla storia, che le donano il pregio dell’originalità. Luoghi e tempi che si intrecciano in maniera impeccabile, lasciando la sensazione di vivere un’epoca e nella stessa riviverne un’altra.

Una storia nella storia insomma, con delle fonti concrete, reali, sulle quali l’autrice è stata bravissima a costruire il suo romanzo del quale non posso che consigliare con entusiasmo la lettura.

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