"Wild card" di Elsie Silver


 
Elsie Silver ci ha abituato bene: le sue serie sono esplosive, i protagonisti così realistici da sembrarci vivi e non solo su carta. Con Bash e Gwen ho avuto la sensazione di rivedermi allo specchio: loro, come me, stanno cercando di scendere a patti con quella sensazione di venire sempre dopo ad altro, di non essere mai una priorità e, di conseguenza, si sentono profondamente sbagliati.

È orribile convivere con certe sensazioni perché ti fa mettere in discussione ciò che dovrebbe essere una certezza: il tuo essere. Per fortuna, non c'è scritto da nessuna parte che dobbiamo essere perfetti, a immagine e somiglianza di altri: ognuno di noi è diverso, con pregi e difetti che ci caratterizzano. Eppure, sentirsi sbagliati, fatti male, è questione di un attimo, di una scelta fatta con leggerezza o di un carattere più estroso. Provi a dirti che sei giusto così, che non devi cambiare per nessuno, ma inevitabilmente lo fai.

Se Bash cerca di rimboccarsi le mani, mandare giù un boccone amaro via l'altro pur di ricostruire il rapporto col figlio, Gwen scappa, non mette radici pur di evitare di dover mostrare le sue imperfezioni. Quando si incrociano, sono ossigeno puro l'uno per l'altra. Ma non era il momento giusto. Quando si ritrovano, il momento è ancora peggio: lei, nel frattempo, è stata la ragazza del figlio di Bash.

Già, ecco che i nostri AgeGap&Forbidden si palesano in tutta la loro potenza: quando si incontrano per la prima volta, la differenza di età non si percepisce perché è stata una notte di anime intrecciate, sorrisi e pochi pensieri. Ora, l'attrazione potente si scontra contro il muro del vorrei ma non posso. Seguire il cuore selvaggio o ascoltare la ragione?

La storia di Bash e Gwen chiude degnamente la Rose Hill series e ne sento già la mancanza. Speriamo di leggere presto altro di questa autrice meravigliosa.

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