ANTEPRIMA: "Maybe Now" di Colleen Hoover

Cari Disasters,
se siete fan della dea Colleen Hoover, siete assolutamente nel posto giusto. Abbiamo aspettato questo momento da quando abbiamo chiuso “Forse un giorno” e siamo felici di dirvi che quel giorno è arrivato.
Come forse avrete sentito, l’autrice a deciso di pubblicare il seguito del romanzo su Wattpad a puntate (Potete leggerlo qui)
Non so se lo vedremo mai diventare un romanzo a tutti gli effetti, né tanto meno se sarà tradotto in Italia, ma sperando di fare cosa gradita, ecco come continua la storia…




Prima di continuare, una piccola precisazione.
Questa è una traduzione amatoriale, da un'amante della Dea Hoover ad altri amanti! 


Siete pregati di non copiare la traduzione e spacciarla per vostra, anche solo per rispetto di Jessica che ha tradotto il prologo! 


Detto questo... leggiamo insieme l'inizio di questa nuova storia!!



Prologo

Maggie

Appoggio la penna sul foglio. La mia mano sta tremando troppo per finire di riempirlo, così faccio qualche respiro veloce per tentare di calmare i miei nervi. 
Puoi farlo, Maggie.
Prendo di nuovo la penna ma credo che la mia mano stia tremando peggio di prima che la mettessi giù.
“Lascia che ti aiuti con quelli.”
Alzo lo sguardo e vedo l’istruttore di tandem che mi sorride. Prende la penna e alza il porta blocco, poi prende posto sulla sedia alla mia destra. “Abbiamo un sacco di nervosi della prima volta. È più semplice se mi lasci riempire le scartoffie perché la tua grafia probabilmente non sarebbe leggibile,” dice. “Ti comporti come se stessi per saltare da un aereo o qualcosa del genere.”
Il suo sorriso pigro mi fa sentire immediatamente meglio, ma divento nuovamente nervosa quando realizzo che sono una terribile bugiarda. Mentire sulla sezione medica sarebbe stato molto più semplice se avessi dovuto riempirlo io. Non sono sicura di poter mentire ad alta voce a questo tizio.
“Grazie, ma posso farlo.” Provo a riprendere il porta blocco, ma lui lo sposta fuori dalla mia portata. 
“Non così in fretta…” guarda rapidamente il mio modulo, “Maggie Carson.” Mi tende la mano, continuando a tenere il porta blocco lontano con l’altra. “Sono Jake, e se hai in programma di saltare da un aeroplano a 10,000 piedi al mio servizio, il minimo che possa fare è finire di compilare questi moduli per te.”
Stringo la sua mano, impressionata dalla forza della stretta, sapendo che queste sono le mani a cui sto per affidare la mia vita per liberarmi la coscienza almeno un po’.
“Quanti salti hai portato a termine?” chiedo.
Sorride, poi riporta l’attenzione al mio modulo. Inizia a girare le pagine. “Sarai la mia cinquecentesima.”
“Davvero? Cinquecento sembrano un gran traguardo. Non dovresti festeggiare?”
Riporta lo sguardo su di me e perde il sorriso. “Hai chiesto quanti salti ho portato a termine. Non voglio festeggiare prematuramente.”
Deglutisco.
Lui ride e dà una gomitata alle mie spalle. “Sto scherzando, Maggie. Rilassati. Sei in buone mani.”
Sorrido e allo stesso tempo inalo un altro respiro profondo. Inizia a scorrere il modulo.
“Nessuna condizione clinica?” domanda, già premendo la sua penna sulla casella “no”. Non rispondo. Il mio silenzio lo porta ad alzare lo sguardo su di me e a ripetere la sua domanda. “Patologie? Malattie recenti? Ex fidanzati pazzi di cui dovrei essere a conoscenza?”
Sorrido al suo ultimo commento e scuoto la testa. “Nessun ex pazzo. Solo uno davvero fantastico.” 
Annuisce lentamente. “Cosa mi dici dell’altra parte della domanda? Patologie?” 
Aspetta la mia risposta, ma fallisco nel produrre qualsiasi cosa non sia una pausa nervosa. I suoi occhi si stringono e lui si piega ancora un po’ avanti, guardandomi con attenzione. Mi guarda come se stesse cercando le risposte a qualcosa di più del questionario che sta stringendo. “È terminale?”
Cerco di mantenere la mia risoluzione. “Non proprio. Non ancora.”
Si piega, avvicinandosi ancora di più, guardandomi con un’espressione piena di sincerità. “Cos'è, allora, Maggie Carson?”
Non lo conosco nemmeno, ma c’è qualcosa di calmante in lui che mi fa desiderare dirlo. Ma non lo faccio. Guardo in basso, le mie mani unite in grembo. “Potresti impedirmi di saltare se te lo dicessi.”
Si abbassa su di me finché il suo orecchio non è vicino alla mia bocca. “Se lo dici abbastanza piano, c’è una buona possibilità che io non riesca nemmeno a sentirlo,” dice con voce sommessa. Un’ondata del suo fiato accarezza la mia clavicola, facendomi venire immediatamente i brividi. Si tira leggermente indietro e mi guarda in attesa di una risposta.
“F.C.,” dico. Non sono nemmeno sicura che sappia cosa significhi FC [Fibrosi Cistica], ma se resto sul semplice, potrebbe non chiedermi di spiegare.
“Come sono i tuoi livelli di O2?”
Forse sa cosa significa. “Fino ad ora tutto bene”
“Hai il permesso di un dottore?”
Scuoto la testa. “Decisione dell’ultimo minuto. Tendo ad essere un po’ impulsiva alle volte.”
Sorride, poi guarda di nuovo i moduli e spunta “no” su condizioni cliniche. Riporta lo sguardo su di me. “Be’, sei fortunata perché si dà il caso che io sia un medico. Ma se muori oggi, dirò a tutti che hai mentito sul questionario.”
Rido e annuisco d’accordo, grata che sia disposto a ignoralo. So che si tratta di un bel problema. “Grazie.”
Guarda di nuovo il questionario e dice “Perché mi stai ringraziando? Non ho fatto niente.” La sua negazione mi fa sorridere. Continua a scorrere la lista di domande e rispondo onestamente finché non arriviamo finalmente all'ultima pagina. “Okay, ultima domanda,” dice. “Perché vuoi fare paracadutismo?”
Mi avvicino per guardare il modulo “È davvero una domanda?”
Lui indica la domanda. “Sì. Proprio qui.”
Leggo la domanda poi gli do una risposta schietta. “Suppongo perché sto morendo. Ho una lunga lista di cose che ho sempre voluto fare.”
Il suo sguardo diventa duro, quasi come se la mia risposta lo avesse irritato. Riporta la sua attenzione ai moduli, così inclino la testa e mi avvicino di nuovo alla sua spalla e guardo mentre scrive una risposta che non è affatto quella che gli ho dato io.
“Voglio fare paracadutismo perché voglio vivere la vita al massimo.”
Mi passa il modulo e la penna. “Firma qui,” dice, indicando la fine della pagina. Dopo aver firmato e avergli reso il modulo lui si alza e cerca la mia mano. “Andiamo a impacchettare i nostri paracaduti, cinquecentesima.”

***

“Sei davvero un dottore?” urlo sopra al boato dei motori. Siamo seduti direttamente l’uno di fronte all'altra nel piccolo aeroplano. Fa un gran sorriso, mostrando dei denti così dritti e bianche, che potrei scommettere che faccia il dentista.
“Cardiologo!” urla. Fa ondeggiare una mano indicando l’interno dell’aereo. “Faccio questo per divertimento!”
Un cardiologo che fa paracadutismo nel tempo libero? Impressionante.
“Tua moglie non si lamenta per tutto il tempo che passi fuori?” urlo. Oddio! Questa era una domanda così scontata e dozzinale. Rabbrividisco all’idea di averla davvero chiesta ad alta voce. Non sono mai stata brava a flirtare.
Si abbassa e urla “Cosa?”
Rabbrividisco dentro di me. Mi sta davvero costringendo a ripetere? “Ti ho chiesto se tua moglie non si lamenta per tutto il tempo che passi fuori!”
Scuote la testa e slaccia l’imbracatura di sicurezza, poi si sposta sul sedile accanto al mio. “È troppo rumoroso qui” urla, indicando l’interno dell’aereo. “Ripetilo ancora!”
Alzo gli occhi al cielo e inizio a chiederlo di nuovo “Tua… moglie…”
Ride e preme un dito sulle mie labbra, ma solo brevemente. Sposta la sua mano e si abbassa su di me. Il mio cuore reagisce più al suo movimento improvviso che al fatto che sto per saltare da questo aeroplano.
“Sto scherzando,” dice. “Sembravi così imbarazzata dopo che lo hai detto la prima volta, che volevo fartelo ripetere ancora.”
Lo colpisco sul braccio. “Stronzo!”
Lui ride e si alza, poi sgancia la mia imbracatura di sicurezza. Mi tira su. “Sei pronta per questo?”
Annuisco, ma è una bugia. Sono assolutamente terrorizzata e se non fosse per il fatto che questo tizio è un dottore che fa cose come questa per divertimento ed è davvero sexy, probabilmente mi tirerei indietro adesso.
Mi gira finché la mia schiena è sul suo petto e connette le nostre imbracature di sicurezza insieme, così che sia saldamente unita a lui. I miei occhi sono chiusi quando mi infila il casco. Dopo diversi minuti in attesa che finisca di prepararci, mi guida verso l’apertura sull’aereo e preme le sue mani contro entrambi i lati dell’apertura. Sto letteralmente fissando le nuvole.
Chiudo i miei occhi di nuovo, proprio mentre lui porta la sua bocca di nuovo vicino al mio orecchio. “Non ho una moglie, Maggie. L’unica cosa di cui sono innamorato è la mia vita.”
In qualche modo sto sorridendo durante uno dei più spaventosi momenti della mia vita. Il suo commento vale l’aver ripetuto la domanda tre volte. Rafforzo la presa attorno all’imbracatura. Lui raggiunge le mie mani e le prende entrambe, abbassandole contro i miei fianchi. “Ancora sessanta secondi” dice. “Mi puoi fare un favore?”
Annuisco, troppo spaventata per essere in disaccordo con lui proprio adesso che ho praticamente messo il mio destino nelle sue mani.
“Se atterriamo vivi, mi permetterai di portarti fuori a cena? A celebrare la mia cinquecentesima volta?”
Rido al doppio senso nella sua domanda. Giro la testa da una parte. “Gli istruttori di tandem possono uscire con i loro studenti?”
“Non lo so,” dice ridendo. “La maggior parte dei miei studenti sono uomini e non ho mai avuto il desiderio di invitarli ad uscire fino a ora.”
Fisso di nuovo davanti a me. “Ti farò sapere la mia risposta quando atterreremo sani e salvi”.
“Giusto.” Mi spinge un passo avanti, poi unisce le sue dita alle mie, allargando le braccia. “Ci siamo, cinquecentesima. Pronta?”
Annuisco mentre il mio battito accelera ulteriormente e il mio petto trema a causa della paura che mi sta consumando, sapendo che lo sto facendo volontariamente. Sento il suo respiro e il vento contro il mio collo mentre ci spinge sul bordo dell’aereo aperto.
“So che hai detto che vuoi fare paracadutismo perché stai morendo” dice stringendo le mie mani. “Ma questo non è morire, Maggie! Questo è vivere!”
Detto questo ci spinge entrambi avanti… e saltiamo.



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