Le recensioni di Mary: Amabile inferno di Eleonora Fasolino
Dopo la tappa Ambientazioni e Musica, la nostra Mari ci parla del romanzo di Eleonora Fasolino, Amabile Inferno in uscita lunedì prossimo.
Autore: Eleonora Fasolino
Editore: Self publishing
Data di pubblicazione: 11 novembre 2018
Prezzo: ---
Sinossi
Roma, Anno del Signore esamidimaturità.
Melania Santacroce ha diciotto anni, un gusto eccentrico in fatto di vestiti e i capelli tinti di viola. Afferma di portare una terza scarsa di seno più per ottimismo che per amore della realtà e, quando non si allontana dal mondo per comporre poesie distratte, si interroga sull’efficacia delle taglie dei jeans, su Lord Byron e sulla dubbia puntualità dei mezzi di trasporto capitolini.
Sebbene alta e non proprio esile, a volte teme di risultare impercettibile, ma a salvarla dalla banalità del quotidiano sono le uscite al vetriolo che di tanto in tanto ama diffondere con nonchalance.
Non è proprio sicura di credere in Dio, ma frequenta una scuola privata di stampo cattolico.
Non ama tradurre il greco, ma si accinge ad affrontare l’ultimo anno di liceo classico.
Non si è mai innamorata, ma alla fine è arrivato Manfredi Vergara, suo professore e in una relazione complicata con Gesù Cristo.
Perché Manfredi è un prete.
E Melania, che non ha mai assaporato la tentazione, si trasformerà in quella più pericolosa per un uomo che non appartiene nemmeno a se stesso.
O forse nel suo amabile inferno.
Recensione
Ok, lo ammetto: quando ho scelto di leggere questa storia ero convinta (ma speravo di sbagliarmi) che si trattasse del classico romanzo erotico blasfemo con tanto di prete arrapato e fedele sottomessa. E invece mi sbagliavo alla grande... per fortuna!
Il racconto di Manfredi e Melania mi ha colpito e trasportato in una storia dal sapore irreale, ma ciò nonostante deliziosa. Una storia forte per il tema trattato ma dolce e delicata, pur senza mancare di momenti di forte erotismo, che però non mi sono mai apparsi volgari. Essendo io cattolica e, come si suol dire, "praticante", non ho quasi mai storto il naso di fronte alle frequenti dissertazioni dei personaggi sulle tematiche religiose toccate spesso e volentieri nel romanzo: un segno questo evidente della grande maturità della scrittrice e della sua abilità nel trattare argomenti ostici senza urtare la sensibilità di alcuno.
Il modo di scrivere della Fasolino è accattivante, fantasioso, arguto, mai monotono. Tutto ciò si riflette nel racconto e lo rende leggero e spesso piacevolmente divertente. Le frequenti note poetiche sono il vero atout del suo stile narrativo. Conferiscono alla scrittura quella grazia ed elegia che si accordano perfettamente con l'argomento. Mi sono piaciute davvero tantissimo, e ho trovato interessante che un personaggio così apparentemente anticonvenzionale, come Melania, trovi poi rifugio in qualcosa dal sapore classico ed antico come la poesia.
I personaggi sono costruiti alla perfezione, di una coerenza che non mi sarei aspettata. Manfredi, con i suoi modi da gentiluomo buono, dolce e colto e che si conservano per tutta la durata del racconto, mi ha conquistata praticamente alle prime battute. Melania, poi, non ha nulla dei classici stereotipi da romanzo rosa, eppure riesce ad accattivarsi il lettore. A dispetto della sua giovane età, che temevo fosse un elemento di disturbo per me, sono riuscita ad apprezzarla fino alla fine della storia, restando anche lei, come Manfredi, coerente a se stessa fino all'ultima pagina.
Belle anche le ambientazioni romane spesso evocate dalla scrittrice.
La storia d'amore tra Manfredi e Melania, nella sua semi-assurdità, è davvero intrigante. La parte centrale del racconto però, a partire da un certo punto in avanti, mi ha purtroppo annoiata. Concentrandosi e divagando sugli antefatti e su episodi personali passati della vita di Manfredi, la scrittrice ha sottratto tempo prezioso ai due protagonisti insieme. Col risultato di diventare difficile da digerire. Forse avrei reso più tormentata la loro storia sotto il profilo delle remore che può avere un sacerdote prima di cedere all'amore e quindi avrei dedicato più tempo (e pagine) a questo aspetto.
Inoltre alcuni (fortunatamente pochi) passaggi mi sono apparsi davvero poco convincenti e credibili. Ad esempio, all'inizio del racconto, Melania, che è una ragazza appena diciottenne, nel vedere per la prima volta il suo professore, pensa a quanto le ricordi un giovane Alain Delon (?!). Tuttalpiù mi sarei aspettata che le ricordasse un giovane Raoul Bova (e siamo forse comunque in un'altra generazione), ma Alain Delon proprio no. Ma magari ha come passione segreta il cinema d'altri tempi! In un altro passaggio, sempre Melania viene presentata, cito testualmente, come "una ragazza normale con una vena vagamente eversiva". A parte che leggendo la storia non mi è parso che Melania fosse una eversiva, ma al massimo forse sarebbe stato più appropriato dire una ragazza anticonformista, particolare, eccentrica... o qualcosa del genere. Comunque, come già detto, tutto ciò non ha minimamente intaccato poi la bellezza dei personaggi e della narrazione.
Finale a mio avviso dispersivo e offuscato. Attendo comunque il seguito sperando che i riflettori siano puntati, questa volta, solo su Manfredi e Melania.
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