Le recensioni di Giulia: Dieci brutali delitti di Michelle McNamara


Seconda recensione di giornata: dopo un romanzo passiamo al thriller! Tocca a Giulia parlarci del libro di Michelle McNamara, pubblicato qualche giorno fa con Newton Compton Editori... scopriamo cosa ne pensa!


Titolo: Dieci brutali delitti

Autore: Michelle McNamara

Editore: Newton compton editori

Genere: thriller

Prezzo: € 4.99

Data di uscita: 16 maggio 2019


Sinossi

«Tra i migliori libri che abbia mai letto. Impossibile interrompere la lettura.» Stephen King
Una scioccante storia vera

Per oltre dieci anni, un uomo ha compiuto più di cinquanta aggressioni nel nord della California. Successivamente, spostandosi verso sud, ha lasciato dietro di sé una scia di sangue: dieci omicidi brutali. Nessuno è riuscito a catturarlo, è scomparso nel nulla sottraendosi alle massicce operazioni di polizia in tutta la zona. Trent’anni dopo, Michelle McNamara, una giornalista, ha deciso di indagare per trovare lo psicopatico che lei stessa ha soprannominato il “Golden State Killer”, termine poi adottato anche dalle autorità. Questo libro, pubblicato dopo la sua morte, è una straordinaria testimonianza del lavoro che ha compiuto e offre una prospettiva lucidissima sull’America, attraverso il racconto di tutto l’orrore che una singola mente criminale è stata capace di generare. A emergere è anche il ritratto di una donna e della sua instancabile ricerca della verità. Salutato come un classico moderno del giornalismo d’inchiesta, ha contribuito alla realizzazione del sogno della sua autrice: smascherare il Golden State Killer.




Recensione 

PRIMO FATTO: In questo libro non esiste colpo di scena, come in questa recensione non esiste spoiler. Tutto quanto leggerete – qui e lì - è già successo. 
Nella realtà.
È già successo, è già stato raccontato e peggio. È stato vissuto. In quella stessa realtà che fatichiamo a immaginare sulla nostra medesima linea spazio-temporale. 


PRIMO INTERMEZZO: 
Quando ho cominciato a leggere questo libro ero a conoscenza di buona parte dei fatti accaduti, perché io, in modo poco dissimile dall’autrice, sento – soverchiante – il richiamo della parte oscura della realtà. 
Ogni ossessione ha bisogno di una stanza tutta sua.
La stanza della mia mente che contiene le informazioni, tuttavia, è selettiva, incompleta, interessata perlopiù al lato psicologico del male. La stanza di Michelle McNamara è tutt’altra cosa. Complessa, disordinata in modo maniacale, capace di tenere traccia di una documentazione quarantennale, abbraccia i fatti, i volti, i giorni e persino le ore. 
Ma non solo. 
La stanza contiene un viaggio, ossessivo, alla ricerca di un uomo responsabile di oltre 50 violenze sessuali, almeno 12 omicidi ed oltre 100 furti in California tra gli anni ’70 e ’80.
Coglie il senso sociale di terrore che serpeggia, poi esplode e rimane lì, incastrato nella memoria di chi c’era ed è sopravvissuto, di chi non c’è più e proprio per questo costituisce parte della storia sconvolgente di un assassino e di chi non si è arreso.
Intorno al quindicesimo stupro il terrore raggiunse un picco quasi debilitante.
Attraversa i decenni, riuscendo a sganciarsi dall’occhio del terrore per quanto non si riesce a fermare – figurarsi a capire – a beneficio di uno slancio poetico nel quale raccontare la gente, la società, la cultura di una California sconosciuta. Comincia da se stessa, dal proprio ruggente disagio interiore, prima ancora di volgere uno sguardo compassionevole a una storia che attraversa gli anni settanta, gli stupri, i giochetti spaventosi di un passamontagna e di una voce che sussurra. Si interrompe. Poi riprende. Attraversa quindi i duemila, la rete, i social, un blog.
Con una lucida umanità disarmante e una prosa senza sosta, delinea la psicologia di tutti. Del poliziotto dietro la fotografica, della figlia ribelle che perde la madre, del civile che nasce investigatore e finisce bloggista. Tutti tranne lui. 
Poi si interrompe di nuovo.

SECONDO FATTO: Michelle McNamara è morta nel sonno. Nel 2016. 

SECONDO INTERMEZZO: 
Il libro finisce dove la morte coglie l’autrice. Volti pagina e a scrivere sono l’attore Patton Oswalt, marito di Michelle, il giornalista investigativo Billy Jensen e il capo ricercatore Paul Haynes. Raccolgono quanto possono e decidono di non concludere il libro. Decidono invece di fare quanto ha fatto lei – rispettare la morte come la vita – e sintetizzano quanto l’autrice non ha potuto scrivere. 
Tutto quello che lei è riuscita a capire di un uomo che non ha mai visto è qui. Purtroppo. In un appunto scomposto a mò di lista.

CONCLUSIONE: 
I mostri si nascondono ma non svaniscono mai.

Il Golden State Killer è stato catturato. Il 24 aprile del 2018, a Sacramento, California. Il suo nome è Joseph James DeAngelo. La sua cattura assomiglia in modo agghiacciante a quanto l’autrice aveva immaginato e scritto in una “Lettera a un uomo anziano”:
Alcuni pensano che tu sia morto. O che sia finito in prigione. Non io.Io penso tu abbia tagliato la corda quando il mondo cominciò a cambiare.Un giorno non lontano sentirai una macchina che accosta davanti al tuo marciapiede, un motore che si spegne.Suonano al campanello.Questa è la tua fine.
È così: è finita. 
Lui è stato catturato anche, e soprattutto, grazie al lavoro di Michelle McNamara. Il suo libro, che presto diventerà una serie, griderà ancora in faccia alla distrazione di molti e combatterà con l’oblio della memoria quando Joseph James DeAngelo sarà morto.  
E tutto questo Michelle McNamara non lo saprà mai. 

«Prendiamo sempre gli scemi», amano dire i poliziotti. 
Potrebbero spuntare novantanove caselle su cento con questo tipo di arresti. 
Ma quella sola casella non segnata. Quella potrebbe tormentarli fino alla morte.


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