Festival del Romance italiano: il nostro riepilogo!
Anche Libri e altri disastri era presente in tre vesti: c’era l’autrice, c’erano le blogger conosciute e le infiltrate! Questo è il loro resoconto.
I libri sono ponti ostinati: uniscono, creano legami. (Giuseppe Avigliano)
Un evento come il Festival del Romance unisce i lettori che fanno dei romanzi rosa la loro passione, dove si ha la possibilità di conoscere personalmente i propri autori preferiti, conoscerne di nuovi e di creare legami con altri lettori.
Per entrambe, questo evento ha avuto i suoi alti e bassi… ma partiamo dalle cose positive! Grazie al #Fri siamo riuscite ad incontrare persone conosciute su Facebook che con il tempo sono diventate amiche, con cui parliamo e scambiamo pareri sui libri che leggiamo ogni giorno. Siamo riuscite a conoscere quelle autrici che, con le loro storie, ci hanno coinvolto. Incontrare le "mamme" dei protagonisti che leggi ti dà modo di vivere anche i retroscena, di poter sclerare con chi non li conosce meglio di nessun'altro. Ogni autrice era molto disponibile, si fermavano a scambiare volentieri pareri con noi lettrici e sentivi proprio il calore e la gioia che avevano di incontrare i fans delle loro storie. Ci è piaciuta l'aria che si respirava, dovuta anche al fatto che si fosse quasi tutti nello stesso albergo e ci si incontrasse per caso nei corridoi.
Tutto bello, però… c'è stata anche una pecca secondo noi. Lo spazio non è stato gestito al meglio. Troppe autrici in uno spazio molto ristretto. I tavoli erano molto vicini l'uno all'altro e rendevano difficile i movimenti senza dover spingere o innervosirsi: se tenete conto che oltre al banchetto c'erano anche i roll up, i gadget e tutto quello che ogni autrice si è portata dietro potete immaginare quanto sia stato difficoltoso spostarsi. Alcune postazioni poi erano relegate in angolini bui che rendevano poca visibilità. Una stanza più ampia o una scelta di meno autrici per questa prima edizione avrebbe reso il FRI 2019 perfetto. Era stata preparata una piantina con i numeri dei tavoli a cui avremmo trovato senza difficoltà le nostre autrici preferite, ma i numeri ai tavoli non c'erano e non erano identificati neanche i corridoi, quindi è stato un bel problema riconoscere alcune di loro, anche perché sui badge di riconoscimento (quasi sempre voltati al contrario) era definito in grande il titolo autore ma il nome risultava spesso illeggibile. C'erano degli ingorghi pazzeschi in alcuni punti per le file da alcune autrici e piccoli assembramenti dai modelli presta volto, con alcune scene imbarazzanti che certo non hanno dato lustro all'evento.
Un evento che racchiude insieme passione, voglia di farsi conoscere, storie d'amore e tanto altro. Purtroppo, non ha avuto il peso che meritava e si è visto solo quello che si voleva vedere, da persone esterne pronte a criticare. Detto questo, resta comunque una delle esperienze più belle a cui partecipare.
E’ stato bellissimo poter incontrare le autrici che hanno allietato le nostre giornate, ma anche le persone conosciute virtualmente, coloro con cui condividiamo questa bellissima passione.
Il mio FRI è iniziato sbuffando, diciamo che potrei aver sclerato davanti alla fila per entrare (dopotutto dalle colleghe non vengo chiamata Viola, ma Brontolo… ci sarà un motivo!)… come già evidenziato dalle mie colleghe, anche per me e Yaya l’unica pecca è stata la quantità di gente in uno spazio ristretto: qualche autore è stato saltato, per colpa degli ingorghi o della mancata segnalazione dei numeri di tavoli e/o corrodoi, soprattutto perché il caldo si è fatto sentire.
Sicuramente l’intera manifestazione porta a casa un voto positivo, l’organizzazione di un evento del genere non dev’essere stata facile. Chissà, magari replicheremo l’anno prossimo!
L’avventura è iniziata un anno fa, quando quella del Festival non era altro che un’idea appena accennata e tanto approssimativa. L’unica certezza che avevo era quella di voler partecipare, come autrice e come direttrice di collana. Con la mia collega, Sonia Gimor, abbiamo coinvolto tutti gli autori con cui abbiamo lavorato per Gilgamesh Edizioni e quell’idea ha iniziato a concretizzarsi. Tuttavia non ci ho creduto davvero finché sabato 29 giugno non sono entrata in quella sala al secondo piano dell’NH Congress Centre.
Ho visto il nostro tavolo e ho sorriso. C’era solo una tovaglia nera a dieci minuti dall’apertura ai lettori, ma non ci siamo lasciati scoraggiare e abbiamo allestito lo stand alla velocità della luce. Così era tutto pronto quando la prima lettrice si è fermata davanti a me, io però non lo ero. Per un momento l’emozione ha avuto la meglio e ho dimenticato che dovevo stare dietro a quel tavolo. Mi sono trovata spesso dall’altra parte ad abbracciare amiche e a fare foto con loro. Ho scritto dediche in piedi, con la mia matita bianca sulla pagina nera del book e con le penne colorate sui libri.
A mezzogiorno sono corsa dall’altra parte della sala e ho abbracciato le mie colleghe di Leggereditore e il “capo” Franca Vitali. Siamo scesi al bar per l’aperitivo con i blogger e i giornalisti, abbiamo chiacchierato e siamo stati insieme per un’oretta. Sono dovuta scappare prima della fine insieme ad Elisabetta Motta perché eravamo attese al tavolo per il firmacopie. E poi come una trottola sono tornata indietro allo stand Gilgamesh.
Senza che me ne rendessi conto, la giornata è finita ed è arrivato il momento di impacchettare tutto e andare via. Credevo di avere delle aspettative esagerate e irrealistiche, ma mi sbagliavo: non sarà stata la giornata perfetta, ma ci è andata davvero vicino. L’unico vero difetto è che è finita troppo in fretta.
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