Le recensioni di Giulia: Regina di ossa di Alisa Kwitney


La prima recensione di oggi è di Giulia. Ha letto nei giorni scorsi "Regina di Ossa" di Alisa Kwitney, edito Giunti Editore.

Titolo: Regina di ossa

Autore: Alisa Kwitney

Edizione: Giunti Editore

Prezzo: 13,60 (copertina flessibile) 9,99 ebook

Genere: steampunk/romance

Data di pubblicazione: 12 giugno 2019


Sinossi

Quando Elizabeth Lavenza si iscrive a Ingold, prima e unica studentessa di Medicina, capisce subito che dimostrare quanto vale a compagni e professori sarà cosa ardua. Così quando s'imbatte in un bio-meccanico difettoso - una delle creature che la scuola sta riportando in vita, usando cadaveri di giovani uomini allo scopo di addestrare un esercito di soldati-automi da spedire in guerra - si offre di ripararlo per farsi notare. Ma questo bio-meccanico sembra aver conservato ricordi, sentimenti... e una coscienza. Elizabeth scopre che si tratta di Victor Frankenstein, brillante studente di Ingold deceduto in circostanze misteriose, e ne è pericolosamente attratta. Si ritrova così invischiata in una rete di segreti, intrighi e oscuri esperimenti che paiono implicare la Regina Elisabetta.

Recensione

«Troppo spesso vediamo solo ciò che ci aspettiamo di vedere».

Quando uno dei boss mi ha proposto la lettura e la recensione di questo volume dicendomi: «Secondo me ti potrebbe piacere», non avevo alcuna aspettativa. Mi sono semplicemente fidata dell’intuito di chi legge ciò che penso e ha imparato a conoscermi attraverso la parola scritta – da altri e da me. A onor del vero non avevo neppure grandi speranze: rimaneggiare qualcosa come Frankenstein o il moderno Prometeo è un rischio per il quale la semplice corsa non basta.
È facile, quindi, capire il mio stupore nel leggere un incipit dalle tinte oscure, nel quale l’angoscioso risveglio di un giovane Victor Frankenstein lascia intendere che non sarà un rimaneggiamento. Sarà un omaggio. Popolato di mostri – certo.

"Per favore, pensò Victor, fissando l’uomo che da tre anni era il suo referente accademico.
Guardatemi.
Non vedete che sto respirando?"

Sin dalle prime pagine serpeggia l’amletico dubbio su chi sia davvero il mostro, il prodotto o il produttore?
Il prodotto è un bio-meccanico, un morto riportato in vita grazie all’innesto di parti meccaniche e parti umane di altri corpi, il cui scopo è quello di combattere senza pensare. Vivere senza vivere, perché la coscienza, quella non la si può riportare in vita. Forse.

"Lui non era solo Victor, un ex studente di medicina. Poteva sentire di essere lui, poteva avere il suo nome e assomigliargli, in superficie, ma in realtà era qualcosa di nuovo e strano, un amalgama di carne e metallo, di studente e criminale, di bene e male."

Il produttore è Ingold – prestigiosa scuola di medicina – e l’insieme delle menti che lo popolano. Professori e medici, donne e infermiere, ragazzi e studenti. Studenti maschi. Tutti. Tranne una: Elizabeth Lavenza. Giovane americana dalla mente brillante e l’animo indomito, figlia d’arte, percorre il tortuoso sentiero che conduce all’autoaffermazione sullo sfondo di una tematica quantomai attuale: la discriminazione di genere.

"Forse non sono all’altezza.
Era di nuovo quella vocina insidiosa che le sussurrava all’orecchio. Non si trattava del lavoro; sapeva bene che quello era più che in grado di gestirlo. Era assai meno certa di potersela cavare con tutta quella gente che era lì con lei. Da quando aveva varcato la soglia di Ingold, quarantotto ore prima, era stata sempre circondata da altre persone, eppure non si era mai sentita più sola."

L’incontro tra un Frankenstein divenuto mostro e una giovinetta coraggiosa che del medico ha ancora soltanto l’animo intreccia i fili di molte trame, tutte riconducibili a un unico fattore comune: il mistero.
Quello del compagno Byram, claudicante giovane dalla bellezza esplicita e poco educata, quello di Will, il cui cognome riconduce tutti alla causa antica per la quale dare la vita – la verità -, quello di un gruppo scomposto di professori e medici che l’anima sembrano averla persa.

"Lizzie sentì una strana punta di eccitazione nervosa allo stomaco, mentre abbassava le coperte sotto le ossa del bacino.
Il paziente grugnì, e chiuse una mano sopra la sua. Lizzie, sorpresa, fece uno strillo. L’uomo alzò le palpebre e i suoi occhi azzurri si fissarono in quelli della ragazza, poi, con voce bassa e chiara le disse: «No»."

Quello della follia, come un dolore massiccio nel quale annegare l’umanità di ognuno, rincorrere l’affetto di una perdita o dare voce al terrore profondo della rassegnazione.

"Ma adesso vedeva come la follia potesse dimostrarsi una malattia sottile.
Poteva colpire una parte della mente e lasciare intatto il resto.
Poteva far sì che un amico fidato ti guardasse con la calma negli occhi e ti dicesse con perfetta cortesia che stava per assassinarti."

E, su tutti, il mistero mai svelato dell’intimità.

"«Tu il mio nome a quel modo non lo dici. Non con quella luce negli occhi. Non hai proprio il minimo istinto di conservazione?».
«Credevo avessimo già deciso di no»."

Ben congegnato e ben scritto, lascia aperte domande e risposte che generano altre domande e regala una lettura felicemente atipica. Un omaggio che, più di altri, è capace di mostrare l’acutezza e la preparazione di chi lo ha scritto.

"È pericoloso avere ragione quando le autorità costituite hanno torto."



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