Le recensioni di Giulia: "Come se tu fossi mio" di Lucy Score


Continuiamo a parlare di libri targati Newton Compton Editori. Questa volta tocca a Giulia e ci parlerà del libro di Lucy Score, uscito a metà settembre.

Titolo: Come se tu fossi mio

Autore: Lucy Score

Casa editrice: Newton Compton Editori

Data di pubblicazione: 11 settembre 2019

Prezzo: € 4,99


Sinossi

Luke Garrison è un eroe cittadino, è membro della Guardia Nazionale ed è pronto a tornare in servizio in caso di necessità. Nonostante sia molto affascinante, preferisce condurre una vita solitaria e l'ultima cosa di cui ha bisogno è una relazione sentimentale. E così quando Harper entra nella sua vita come un fuoco d'artificio, le propone di diventare la sua fidanzata fasulla, per evitare pressioni della sua famiglia affinché metta finalmente la testa a posto.
Ma allora perché baciare Harper provoca in Luke sentimenti tanto contrastanti?




Recensione

Perché la sinossi lasci intendere un qualcosa che nel libro accade nelle prime dieci pagine per non tornare mai più, è qualcosa che non so.
Luke Garrison, membro dotatissimo e americanissimo della Guardia Nazionale è tutto quello che il paese del sogno più inseguito abbia da offrire. Bello, eroico, intelligente, ricco – ma umile – misterioso e dannatamente problematico con una chiassosa famiglia al seguito – zia da buffetto artritico per rubarti il nasino a trent’anni suonati compresa.

Harper, sconclusionata e altrettanto americana, è tutto quello che il suddetto paese vuole nascondere sotto il tappeto. Orfana, affetta da una cronica sfortuna senza sosta, un passato da ricordare – dimenticare è come un esame propedeutico al successivo ricordo di chi si è stati e cosa ci è accaduto – e un coraggio incosciente simile soltanto a quello di trilli campanellino.

Un parcheggio e un’aggressione fuori da un bar che porta, fiero, il nome più americano che si possa desiderare: Da Remo.
Del ghiaccio, un abbraccio terapeutico da una sconosciuta e un accordo senza senso per il quale lei finge di amare lui e lui finge di amare lei.

La sinossi e le prime dieci pagine sono andate.
Ottimo.
Ci sono altri 53 capitoli.

Perché io, questo libro, lo abbia scelto, cominciato, chiuso, detestato, riaperto e terminato senza più richiuderlo neppure. Suppongo capiti così, talvolta.
Ora arriva la parte difficile.
I piani sui quali si muovono le parole di reazione a un romanzo sono molti - almeno due – e spesso si cade nell’errore o nell’arte di sovrapporli e fraintendere persino se stessi.
A differenza di quanto ho combinato molte altre volte, quindi, voglio cercare di scindere bene le prospettive, quella oggettiva e quella soggettiva. E riguardano entrambe i 53 capitoli che dimenticano tutte le aspettative che poteva avere il lettore. E quella dannata sinossi.

Oggettivamente il testo è ben scritto, l’edizione curata e priva di qualunque orrore al quale ormai ci stiamo tristemente abituando. Qualche refuso, è vero, ma nulla che impedisca una lettura scorrevole e - per lunghi tratti – piacevole.
La trama regge quasi sempre, temporalmente e strutturalmente. L’approfondimento psicologico dei personaggi, nel loro condurre vite al limite della sopravvivenza emotiva, è distratto ma non inconsistente (molto americano, nel suo essere strumentale alla vita qui ed ora).  Gli argomenti trattati tanti. Forse troppi. Ed è qui che il piano e la prospettiva cambiano.
Troppi, soggettivamente.

Guerra, morte, perdita, lutto, amore, riservatezza, vita. E sesso. Sesso e ancora sesso.
Tutti aggrappati al testo con quella leggerezza tipica del romance d’oltreoceano, incapace di dimenticare che la morte di un eroe che torna indietro non è soltanto quella fisica – e ce lo hai mandato tu a morire sopravvivendo - e ancora meno capace di lasciar andare l’idea di un luogo nel quale se vuoi allora puoi. L’afflato romantico della pazienza dell’attesa di chi rimane anche quando non è desiderato si mescola al ricordo di un giorno di settembre che non ha soltanto cambiato la storia del mondo recente ma anche il modo di raccontarlo, questo mondo recente. Il lutto come un segreto, il dolore come un segreto, l’amore come il più doloroso dei segreti e il sesso come un segnale luminoso attaccato ovunque a indicare che, citando qualcuno migliore di me di un paio di universi, Tre persone possono tenere un segreto, se due di loro sono morte *.

Ma qui, passato a parte, sono tutti vivissimi. Anche il personaggio malvagio, l’antieroe per eccellenza, che fa il suo ingresso da una finestra che non avevi visto, ma non per la bravura dell’autrice. E nemmeno perché eri distratto. Semplicemente perché fino al rigo precedente non esisteva. Un malvagio che tira in ballo uno degli argomenti più insidiosi e pericolosi conosciuti all’uomo. Un antieroe liquidato con un pianto e un’abile mossa dettata dall’amore.
Non va, soggettivamente.

Eppure, ci speri, sino alla fine, che l’autrice metta un attimo in folle e allunghi la questione ancora un po’, quanto basta a non intervallare una tragedia con tre pagine di sesso, quanto basta a dare dignità a tutte queste riflessioni profondamente americane e universali insieme che se sono lì allora sono state quantomeno pensate.
Quanto basta per riallineare l’oggettivo e il soggettivo di quanti sentono proprie molte delle cose sfiorate da un testo che sembra voglia parlare d’amore per parlare di tutto il resto della vita in un intero paese. E per quanti vogliono soltanto leggere d’amore.
Soggettivamente ci speri e, altrettanto soggettivamente, non accade. Ma il libro non lo molli lo stesso.

*Benjamin Franklin. Una citazione più americana di questa non ho saputo pensarla.



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