Le Recensioni di Jessica: "Niente di serio, almeno credo" di Cecile Bertod
Cari Disasters, oggi Jessica ci parla di come un libricino nero
delle risposte abbia cambiato per sempre la vita di Dorothy Dorfman. Scopriamo
insieme “Niente di serio, almeno credo” di Cecile Bertod, edito Leone Editore.
Autore: Cecile Bertod
Edizione: Leone Editore
Prezzo: 4,99 ebook, 10,90 cartaceo
Data di pubblicazione: 17 ottobre 2019
Genere: romanzo rosa
Sinossi
Dorothy Dorfman ha sempre sognato di lasciare il suo lavoro
in biblioteca per vivere un'avventura. Così Nanette, la sua migliore amica, le
regala un libro delle risposte e le suggerisce di smettere di ragionare, di
pianificare sempre tutto e di farsi guidare dal caso. Per Dorothy non può
funzionare, non è possibile che un libro delle risposte cambi improvvisamente
la sua vita. E per dimostrarle di avere ragione, mentre ritorna a casa prova a
usarlo finendo con l'ascensore al piano sbagliato. Quello che non immagina è di
ritrovarsi tra le braccia di un attore di Hollywood che le chiederà di
sposarlo. Parliamo di Duke Kline, una star delle soap appena tornata in città.
Recensione
23, Western Avenue, Seattle.
La nostra storia inizia qui, in un appartamento al quarto piano, dove Doth si è trasferita al posto di sua sorella. Il posto è meraviglioso, alcuni dei condomini un po’ meno. E il più insopportabile in assoluto è Chaz Kline, l’inquilino del piano di sopra che per sua sfortuna è anche l’amministratore dell’edificio. Non fa che bussare alla sua porta per farle notare le sue mille mancanze, proprio mentre è impegnata a vedere la sua serie preferita in tv. Quando poi adotta un randagio, un cucciolo di Golden Retriever che chiama Rolly, le visite di Chaz diventano un vero e proprio incubo e lei è costretta a inventare mille scuse per non fargli scoprire l’intruso. Un giorno la sua amica Nanette, stanca dell’insofferenza in cui versa Doth, le regala un libricino nero delle risposte, sfidandola ad affidarsi al caso. All’inizio le sembra un’idea assurda, ma poi cede e apre il libro che le dice: “cambia piano”. Quando Doth lo fa, le porte dell’ascensore si aprono al piano terra anziché al quarto, davanti a Duke Kline, l’attore. Un attimo dopo lui la sta baciando. Un appuntamento dopo lui le sta chiedendo di sposarla. Ma l’altro Kline non è esattamente d’accordo…
La nostra storia inizia qui, in un appartamento al quarto piano, dove Doth si è trasferita al posto di sua sorella. Il posto è meraviglioso, alcuni dei condomini un po’ meno. E il più insopportabile in assoluto è Chaz Kline, l’inquilino del piano di sopra che per sua sfortuna è anche l’amministratore dell’edificio. Non fa che bussare alla sua porta per farle notare le sue mille mancanze, proprio mentre è impegnata a vedere la sua serie preferita in tv. Quando poi adotta un randagio, un cucciolo di Golden Retriever che chiama Rolly, le visite di Chaz diventano un vero e proprio incubo e lei è costretta a inventare mille scuse per non fargli scoprire l’intruso. Un giorno la sua amica Nanette, stanca dell’insofferenza in cui versa Doth, le regala un libricino nero delle risposte, sfidandola ad affidarsi al caso. All’inizio le sembra un’idea assurda, ma poi cede e apre il libro che le dice: “cambia piano”. Quando Doth lo fa, le porte dell’ascensore si aprono al piano terra anziché al quarto, davanti a Duke Kline, l’attore. Un attimo dopo lui la sta baciando. Un appuntamento dopo lui le sta chiedendo di sposarla. Ma l’altro Kline non è esattamente d’accordo…
Dunque, ricapitoliamo:
Da una parte c’è l’affascinante Duke Kline, un vero
seduttore, il sogno erotico di ogni donna. Lui è divertente, non prende mai
niente sul serio, ama il lusso e spende più soldi di quanti ne abbia. È nei
guai fino al collo e Doth sembra essere la soluzione a tutti i suoi problemi.
Dall’altra c’è Chaz Kline, un avvocato che non sa vestirsi,
noioso, arrogante, un po’ il Mr Darcy della situazione. È sempre il migliore in
qualsiasi cosa faccia, a meno che non si tratti di interagire con l’inquilina
del 4/B. Ogni volta che prova a parlare con miss Dorfman, le cose gli sfuggono
drammaticamente di mano. Sembra che quando si trova in sua presenza, non sappia
dire altro che la cosa sbagliata. Doth sembra essere il suo più grande
problema.
In mezzo c’è lei, Dorothy, ventisei anni e sentirne ottanta.
La sua serata ideale è in compagnia di Netflix e cibo spazzatura. Non è un
animale sociale, non le piace uscire dagli schemi. La sua vita è monotona,
l’unica nota di colore è il cucciolo che nel suo prezioso appartamento non può
tenere, ma che allo stesso tempo non riesce a dare via. E poi da un giorno
all’altro si ritrova sbattuta sulle copertine di una rivista scandalistica: il
suo viso è nascosto, si vede solo il cane e il mondo intero si chiede chi sia
la misteriosa ragazza che sta baciando Duke Kline. Chaz è disposto a tutto pur
di scoprirlo…
E poi ci sono i personaggi secondari, tra i quali i due che
spiccano fin dal primo incontro sono lo zio Pierce e il nonno Kemp. Il primo mi
ha colpito per la sua eccentricità, ha un qualcosa di Algernon Moncrieff (N.B. L’importanza
di chiamarsi Ernest di Oscar Wilde), ma allo stesso tempo è più maturo. Non
è concentrato su sé stesso come vorrebbe far credere. Il nonno Kemp invece è un
arzillo ottantenne a cui non sfugge niente. Capisce al volo le intenzioni dei
nipoti e decide di ripagarli con la stessa moneta. Senza di loro, questa storia
non sarebbe stata la stessa.
Come sapete, amo lo stile della Bertod, a iniziare dalla
scelta di alternare alla prima persona, dal POV di Doth, la terza, per quello
di Chaz e Duke. Ogni capitolo inizia con delle simpatiche note dell’autrice,
spesso sulla convivenza condominiale. Il romanzo sa essere ironico e delicato
allo stesso tempo, mi ha intenerita, mi ha fatta sorridere e sospirare. Ho
perfino avuto un incontro ravvicinato con il banco frigo, nel tentativo di
leggere le ultime pagine mentre facevo la spesa, dallo schermo del cellulare. E
ammetto che avrei sperato di sbattere addosso a un paio di addominali
quantomeno, ma non si può avere tutto.
A meno che un giorno, salendo in ascensore, non selezioni
anche io il piano sbagliato…
Grazie, Cecile Bertod, per avermi fatto credere in un
pizzico di magia.
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