Le recensioni di Viola: Guai a Elderland di Meghan Maslow


Disastri con una sinossi del genere, Viola poteva mai perdersi il primo libro della serie Starfig Investigation?
Draghi, fate, un esercito di zombie, una nave pirata che viaggia sulle creste delle dune, troll, ciclopi veggenti, maghi streghe e persino  unicorni…
Ecco la sua recensione per Guai a Elderland di Meghan Maslow, edito Quixote Edizioni.

Titolo: Guai a Elderland

Autore: Meghan Maslow

Serie: Starfig Investigation #1

Editore: Quixote Edizioni

Genere: Fantasy – Magic

Prezzo: €4,49 ebook

Data di pubblicazione: 17 febbraio 2020


Sinossi

L’ultima cosa che desidera Twig Starfig, investigatore privato mezzo drago e mezzo fairy, è recuperare un corno incantato rubato da un fae infido; però non può rifiutare quando un unicorno di abbacinante bellezza gli chiede di farlo. Non può rifiutare alla lettera, perché costringere il riluttante detective fa parte della magia seduttiva dell’unicorno.
Per giunta, Twig si ritrova sul groppone il saccente servo a contratto, Quinn Broomsparkle. In teoria i draghi dovrebbero aver voglia di mangiare gli umani, ma il lato mezzodrago vorrebbe ingoiare Quinn in un modo più… personale. E tanto per peggiorare le cose, è chiaro che quell’aiutante bello da togliere il fiato, ma inaffidabile, nasconde qualcosa. Qualcosa di grosso. E non si tratta di quello che ha nei pantaloni. Nel lavoro di un investigatore privato questo vuol dire guai con la G maiuscola.
Aggiungeteci anche un esercito di zombie, un’inquietante nave pirata fantasma, un tappeto volante malfunzionante, e l’imperioso padre fairy a pretendere che Twig sia all’altezza dell’illustre nome degli Starfig. Naturalmente, un vecchio ma costante nemico sceglie proprio quel momento per tornare in superficie. Tutti questi inconvenienti Twig può gestirli con tranquillità. Ma rendersi conto che si sta innamorando di un umano che non è libero di ricambiare il suo affetto, e la cui vita potrebbe dipendere dal successo di quest’ultimo caso… ecco, quello fa più fatica a gestirlo.

Recensione

Lasciate che vi presenti uno dei protagonisti.
Twig è un mezzosangue drago, mezzosangue fairy. Ha preso qualità da entrambe le parti ma data la sua incapacità di completare la trasformazione in drago è stato allontanato dal clan dei draghi della madre e accolto con parecchia burocrazia pregressa da parte del padre fairy. Questo suo non essere di pura razza lo ha portato a non fidarsi neanche della propria famiglia e nonostante abbia bisogno una mano nel suo ufficio nessuno sembra far al caso suo.

In quanto mezzo drago ha la facoltà e l’istinto di trovare oggetti di valore, qualità che utilizza per se e per i suoi clienti ed è per questo che Brandsome, un unicorno subdolo che perde il proprio corno giocando a carte con un fae baro, decide di concedersi il migliore per poterne tornare in possesso. Sarà che non si rifiuta un lavoro, sarà che sto unicorno sprizza magia a ogni batter di ciglia, va a  finire che Twig accetta la commissione e un servo umano come garanzia del pagamento una volta recuperato il corno.
Peccato che Quinn sia un servo che tende all'insubordinazione, a disubbidire, a voler essere onnipresente nonostante Twig voglia procedere da solo. Un binomio che crea situazioni a volte comiche e spesso pericolose.

Ma quel  che sarebbe dovuto essere un lavoro celere finisce con il dover affrontare peripezie, ostacoli e soprattutto il dover mostrare al quasi sconosciuto il proprio essere e affrontare il fatto di essere un drago atipico, che non sputa fuoco e dalle ali da fata per quel che riguarda Twig e fare più confessioni da parte di Quinn.
Inganni, tradimenti e imprevisti saranno presenti fino al mostrare tutte le carte in tavola. E fino a quel momento dovranno entrambi contenere l’attrazione che provano l’uno per l’altro.
Ma a che prezzo?

Questo fantasy è una boccata d’aria fresca, il modo di approcciarsi dei personaggi e alcuni loro modi di fare ti strappano un sorriso e le risposte che spesso da Twig ti portano a una bella e sonora risata. Alla descrizione del castello di Nyx non sono riuscita a smettere di ridere, perché me lo sono immaginato esattamente come poi il protagonista lo paragona.
Tutti i personaggi principali e non sono ben rappresentati, l’autrice tende a usare l’ironia anche per affrontare i propri limiti ed è per questo che ho apprezzato ancora di più la lettura, i giganti astemi che bevono il te, una furia vegetariana, l’unicorno subdolo e un drago/fairy dal cuore difficile da raggiungere, ma che una volta superate le sue barriere tende a tenerti stretto anche a costo di acconsentire a qualcosa che non vorrebbe mai fare.



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