Le Recensioni di Cecilia: "Il volto del mio assassino" di Sophie Kendrick


E ora tocca a Cecilia parlarci della sua ultima lettura. Scopriamo cosa ne pensa del thriller psicologico di Sophie Kendrick pubblicato l'anno scorso da Giunti.


Titolo: Il volto del mio assassino

Autore: Sophie Kendrick

Edizione: Giunti

Prezzo: € 9,99

Genere: Thriller psicologico

Data di pubblicazione: 28 agosto 2019



Sinossi

Un viaggio psicologico inquietante che lascerà senza fiato anche i lettori più consumati.
Quando Clara si risveglia finalmente dal coma, la sua vita precedente è un buco nero di cui non ricorda nulla. Perfino gli occhi azzurri di Roland, l’uomo che dice di essere suo marito, sono per lei gli occhi di un estraneo. Ma ricordare è vitale, perché Clara è stata aggredita brutalmente e la sua casa incendiata da qualcuno che forse tornerà a finire il lavoro. In qualche angolo della sua mente potrebbe nascondersi quel volto, ma è difficile riportarlo alla luce in mezzo a tanti incubi confusi. Può davvero fidarsi di se stessa, visto che secondo Roland soffre da anni di psicosi e manie di persecuzione? O dovrebbe invece credere a Jan Colbe, il poliziotto che sembra insinuare dubbi su suo marito? Ricco e affascinante scrittore berlinese, Roland è l’unico legame importante di Clara, che vive con lui un’esistenza molto appartata dopo aver abbandonato il lavoro di giornalista in seguito a un crollo nervoso. Per lei è uno shock scoprire che proprio Roland le ha nascosto dettagli importanti: per esempio il fatto che Clara abbia denunciato più volte un misterioso stalker che lasciava petali di rosa sulla sua porta. O forse anche questo era solo frutto delle sue fantasie? Quando un giorno Clara rischia di essere investita da un camion, qualcosa scatta in lei. Non può più appoggiarsi a nessuno: è l’unica a poter recuperare tutta la verità su se stessa. E sul suo potenziale assassino…




Recensione
Il thriller inizia con il “genio delle acque” che vuole trascinare con sé la protagonista, Clara. Vedremo questa figura più volte nel corso della narrazione, come figura retorica che fa riferimento ai ricordi di Clara, andati perduti. Riuscendo a sconfiggere il genio delle acque, la nostra protagonista, si risveglia dal coma in cui era caduta dopo la terribile aggressione svoltasi in casa sua e il successivo incendio. Come prima cosa rivede Roland, il marito, non riconoscendolo, e viene assalita dalla paura, capendo di aver perso la memoria.
Devo risalire, ma la luce è troppo lontana. Agito le braccia, dimeno le gambe, eppure qualcosa mi trattiene, trascinandomi a fondo, nelle tenebre eterne. Il genio delle acque: Nock. Vuole la mia anima.
Clara ha perso la memoria. Non sappiamo molto di lei. Ci avventureremo con lei nel disperato tentativo di recuperare pezzi della sua vita, di recuperare ricordi, con pochi risultati. Clara cerca informazioni sul suo passato da chiunque la conoscesse da prima dell’incidente, poche persone in realtà, dato che il marito, Roland, non sembra disposto a fornirgliene.
Roland, d’altro canto, si occupa fin da subito della moglie, prendendosene cura e accettando i suoi iniziali rifiuti e la sua resistenza. Gli racconta ben poco del suo passato, informazioni sparse che non completano un quadro generale.

Il libro è incalzante, pieno di suspense e svolti inaspettati. Fra le aggressioni che continuano a perseguitare Clara, i sogni che lei pensa essere frammenti di ricordi e le informazioni che ci arrivano man mano del suo passato il tutto si rivela molto adrenalinico. Cambiamo idea sul volto dell’assassino in continuazione, tra un sogno e un altro, tra un incontro e un altro…
“è come se avessi paura di me stessa, paura di ciò che potrei scoprire sul mio conto.” 
Lo stile di scrittura è scorrevole, molto ben articolato. I dialoghi non sono mai scontati, ma pieni di risvolti che non mi sarei mai aspettata. Arrivati alla fine del libro, si arriva anche a dubitare di tutto quello che credevamo fosse la realtà. In fondo non è questo che fa di un thriller un buon thriller?
La caccia all’assassino, secondo Clara, è finita. Ha scoperto la verità. Ma è davvero così? Si può davvero fidare dei suoi sogni? Sono davvero ricordi? A voi la scoperta.

Mi ha tenuto sulle spine dalla prima all’ultima pagina, non permettendomi di staccarmi dal libro e perseguitandomi, continuando a formularmi in testa congetture, quando lo facevo.
Amo il genere e ne sono molto appassionata, ma da tanto non mi imbattevo in un libro così ben scritto e così capace di rapirti per tutto l’arco della narrazione. Mai un periodo noioso o scontato. Mai una parola che tradisse la verità celata dietro l’amnesia di Clara.

Davvero un’ottima lettura, ti coinvolge completamente, facendoti dimenticare il trascorrere delle ore. Davvero viaggi all’interno della narrazione con Clara, sobbalzando con lei, sognando e stando dietro alle sue ipotesi.
“Sa, è da tanto che faccio parte della polizia criminale. Ma un caso come il suo non mi era mai capitato finora. Girale come ti pare, le tessere del puzzle non combaciano mai alla perfezione”. 
Ed è davvero così, fra un marito che, nei sospetti di Clara, nasconde qualcosa e fra lei incapace di ricordare anche il più banale degli avvenimenti, ci ritroviamo catapultati in un’indagine senza capo né coda. Ma che, alla fine, sa sorprenderti, facendoti pensare che la realtà era lì proprio dietro l’angolo e che, per un momento, l’avevi quasi afferrata. Ma lei è stata più veloce, e ti ritrovi a libro finito, con la bocca aperta e uno strano sorriso sulle labbra. Perché, sì, c’erano tutti gli indizi, ma la verità è ben nascosta. Abilissima la penna Sophie Kendrik.


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