Blog Tour: "Una notte ho sognato New York" di Piero Armenti


In occasione dell'uscita del libro "Una notte ho sognato New York" di Piero Armenti edito Mondadori, Ilenia ha avuto il piacere di intervistare l'autore.


Buongiorno Piero, è veramente un piacere conoscerti! Certo, io ti seguo già da anni e ho anche avuto il piacere di provare uno degli splendidi tour che organizzi. Ma andiamo in ordine. Per chi non ti conoscesse, chi è Piero Armenti? Ti andrebbe di descriverti usando tre aggettivi?
Inquieto, appassionato, volitivo. L’inquietudine mi ha spinto a superare l’Oceano e venire nella metropoli per eccellenza. La passione mi ha spinto a raccontare New York. E tutto questo l’ho fatto con perseveranza, senza fermarmi un attimo.

Chi ti segue sui social, capisce al primo video il tuo amore immenso per la Grande Mela. Nel tuo libro “Una notte ho sognato New York” ci parli di questo rapporto, della decisione di lasciare la Campania per un sogno a stelle e strisce. Ci sono stati momenti in cui ti sei pentito di questa decisione?
In realtà, il libro non è un’autobiografia, ma una fiction con elementi biografici. Non mi sono mai pentito di lasciare la Campania, né Salerno, perché chi viene da quelle terre mette in conto di dover emigrare. Abbiamo tutti qualche parente in America, e la mia generazione non è da meno. Non mi sono mai pentito perché anche lontano posso stare in contatto con Salerno. Tutto questo grazie alle nuove tecnologie. Anni fa al massimo potevi mandare una lettera, o fare una chiamata telefonica costosissima. Oggi mi alzo, premo un tasto e sono in videochiamata con chiunque a costo zero.


New York – e i suoi dintorni – ha il potere di farti sentire piccolissimo: lo ammetto, quando io e mio marito abbiamo prenotato i biglietti aerei non sapevamo da che parte iniziare a programmare la vacanza! Come è nata l’idea di aprire un’agenzia che propone tour ai turisti disorientati?

Ho aperto una pagina Facebook per raccontare New York, perché la gente ama sentirsela raccontare. La pagina è esplosa a tal punto che mi son detto "ok, cerchiamo di trasformare questa community in un lavoro", e il tour operator è stata la scelta più logica. Dall’inizio, la gente mi chiedeva consigli di viaggi, per cui i followers mi hanno indicato il cammino. Io ho solo ascoltato, che è un po’ il talento che devono avere gli imprenditori. Intercettare i bisogni delle persone, e dare risposte.


Sui tuoi canali social “Il mio viaggio a New York” possiamo guardare i tuoi video, seguirti durante le tue “scoperte” cittadine: è difficile rimanere sé stessi e non dover seguire le orme del personaggio che ti sei magistralmente creato? Qual è il tuo rapporto con i fan? Inutile negarlo, leggendo i commenti non sei immune dagli haters. Ti pesa essere preso di mira?

Il mio rapporto vero è con uno smartphone, con cui parlo e mi interfaccio continuamente. Il pubblico è virtuale, non sento il fiato sul collo di una platea, cosa che ti può condizionare. Parlo ad un telefono e quell’immagine circola attraverso l’etere per arrivare ad un pubblico potenzialmente infinito. Ma questo pubblico non vede me, non vede me in carne ed ossa, vede una rappresentazione elettronica di me. E io non vedo loro. Questo per dirti che io non sento il peso del pubblico, semplicemente perché non sono in un teatro o al concerto. Non ho gli occhi puntati addosso. Sono più vicino al cinema, ma non ho neanche la pressione di un set cinematografico fatto da regista, assistenti, cameraman. Io sono solo con uno smartphone, quindi a queste condizioni parlare è la cosa più semplice e naturale che ci sia. Gli haters sono inevitabili, fanno parte della fisiologia dei social media, neanche ci rimango male. Ogni tanto mi diverto a rispondere, ma senza un obiettivo in particolare, giusto per passare il tempo.

Una notte hai sognato New York e hai fatto le valigie: anche l’idea del libro è stata frutto di un sogno? Come sei arrivato a dire “Sai che c’è?! Scrivo un libro sulla mia storia!”?
Ho deciso di dedicare un libro a New York, una città femminile, vezzosa, sfuggente, esuberante, imprevedibile e malinconica allo stesso tempo. Se dovessi indicare un’attrice, per me New York sarebbe un po’ come Audrey Hepburn di Colazione da Tiffany. Questo romanzo è un tassello ulteriore alla mia narrazione di New York che avviene tramite social, e ora anche con un romanzo. Scriverlo è stato un sogno che avevo da bambino, e ne sono felice. 

Seguendoti, abbiamo scoperto tre delle tue grandi passioni: viaggiare, il buon cibo e il Napoli! Quali altre passioni ti animano? 
Amo fare passeggiate solitarie nella metropoli, di notte, e lasciarmi cullare dalle mille luci di Manhattan.

Quale, secondo te, è la tappa fondamentale che un turista non può saltare quando atterra al JFK?
Da Brooklyn Heights si gode dello skyline più bello di New York. Credo che tutti debbano andarci una volta nella vita, non è un caso se ci arriviamo con un nostro tour al tramonto, e la gente rimane stupefatta. 

New York è una città cosmopolita, dalla mentalità aperta… ma ti è mai capitato di avere problemi per l’essere italiano? Sono ancora presenti gli stereotipi legati al nostro Bel paese?
Mai avuto nessun problema, e non vedo grandi pregiudizi verso italiani, che anzi sono ben accolti. Poi certo se litighi, può capitare la battuta razzista, il pregiudizio, l’insulto velato. Gli italiani dominano il mondo della ristorazione di New York, sono molto presenti nel tessuto cittadino, si fanno amare anche se a volte gesticolano appositamente per non deludere gli americani che si aspettano di vedere il prototipo dell’italiano.

Ultima domanda: cosa vedi nel tuo futuro? Quali sogni speri di realizzare?
Spero di continuare anche la carriera da scrittore, a cui tengo molto, perché mi rende davvero felice. Poi gran parte dei sogni li ho realizzati, ma se scopro come si fa a mangiare senza ingrassare, posso dire di aver realizzato ogni cosa.

Anche se vorrei porti ancora mille domande, siamo arrivati alla conclusione di questa intervista. Grazie per averci dedicato un po’ del tuo tempo e chissà… magari tra qualche mese torneremo da te, per un nuovo tour e con una copia cartacea del libro da farti firmare! 

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