Le recensioni di Psyco disaster: Cavie di Liliana Marchesi
Psycodisaster prosegue la sua avventura con i romanzi di Liliana Marchesi. Ecco la sua recensione per Cavie edito La Corte Editore.
Titolo: Cavie
Autore: Liliana Marchesi
Edizione: La Corte Editore
Prezzo: € 7.99 kindle
Genere: Narrativa fantasy, distopico
Data di pubblicazione: 28 agosto 2019
Sinossi
Cora si risveglia all’interno di una teca di cristallo. Non sa dove si trova, come sia finita lì dentro, e soprattutto non ne capisce il perché. Ma non è sola. Con lei ad affrontare lo stesso incubo c’è Kurtis, un ex soldato che sembra essersi risvegliato poco prima e che, come lei, sembra non ricordare nulla. Hanno tutti e due degli strani tatuaggi sul braccio e ben presto capiranno di essere finiti in un labirinto di prove al limite della sopravvivenza, e che avranno bisogno l’uno dell’altra per superarle. E mentre poco alla volta i ricordi iniziano a riaffiorare, e scomode verità a emergere, dovranno dare fondo a tutte le loro abilità e a ogni goccia del loro coraggio per poter sopravvivere al folle esperimento in cui sono stati catapultati. E scoprire quali segreti si celino dietro quello che viene chiamato “Progetto Pentagono”.
Recensione
È il primo libro di questa autrice che leggo ed ero piuttosto incuriosita dalla trama in sé rispetto alle altre da lei scritte.
Devo dire che inizialmente leggendo non mi è piaciuto molto e non ci ho capito quasi niente continuando. Un vero enigma. Per pura curiosità tuttavia però sono riuscita a continuare tranquillamente, trovando anche le risposte ad alcune delle mille domande che è impossibile non porsi, e ha cominciato davvero a piacermi - se escludiamo anche il finale che ha praticamente distrutto ogni mia fantasia.
I protagonisti di questa avventura sono Cora e Kurtis, due sconosciuti che si ritrovano però a convivere insieme e ad affrontare una miriade di sfide per la loro stessa sopravvivenza, dopo essersi risvegliati e usciti da teche di vetro che contenevano il loro corpo ibernato come se fossero dei teneri e succulenti polli nel congelatore fino al momento del macello, e credetemi quest’espressione ci sta tutta.
Chiudo gli occhi. Come se questo sottile strato di pelle chiamato palpebre bastasse a cancellare l’orrore che ho davanti, l’incubo che sto vivendo, la realtà che non ho chiesto. Ma il mondo non sparisce solo perché smettiamo di guardarlo. E il male non si dissolve solo perché dentro di noi speriamo che invece lo faccia.
Ciò a cui questi due protagonisti sono sottoposti è al limite dell’umano. Per il progresso, o meglio per soldi, non in pochi sarebbero capaci di vendersi l’anima. Ammesso e concesso che ne abbiano una, ovviamente.
Senza ricordi, senza niente che li leghi, che li ancori in qualche modo al passato sono costretti a procedere al buio e a trovare le loro risposte nei sogni, negli incubi e nelle molliche di pane che nel percorso gli vengono lasciate, a dubitare dell’altro ancora prima che di loro stessi.
Come se il mio corpo e quello di Kurtis fossero uniti da una corda elastica. Più ci allontaniamo, più tensione si crea fra noi. E più sento il bisogno di riavvicinarmi.
O forse sarà proprio qualcos’altro a unirli, qualcosa che non si spiegano, a cui non vogliono sottostare ma che gli farà rischiare la vita per l’altro, quasi come ci fosse una tacita promessa tra i due. Una promessa che più volte è stata quasi sul punto di spezzarsi ma riunita sempre dalla forza di volontà di entrambi. Un filo invisibile a seguirli, unirli.
Emergeranno così tante verità dai loro ricordi da quasi imprigionarli in quella crudele realtà in cui si erano ritrovati. Tuttavia, quello che è fatto è fatto. È stato, è, e rimarrà sempre e solo il futuro una costante variabile e questo lo sanno bene e faranno di tutto pur di mantenerla tale.
La storia di Cora e Kurtis mi è piaciuta parecchio, ma come ho precedentemente introdotto non ho particolarmente apprezzato il “finale” poiché l’autrice ha fatto una delle poche cose che odio dannatamente nei finali e che mi fanno stare malissimo, a prescindere che riescano o meno a farmi immedesimare completamente nei personaggi. Non vedo l’ora di leggerne il sequel “Identità” per scoprire dove questa storia mi porterà e anche per ottenere alcune delle tante risposte che in questo libro non sono riuscita ad ottenere e magari illudermi anche un pochino su quel “finale” che spero non sia davvero il “finale”.
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