Review party: Il taccuino delle cose non dette di Clare Pooley


Iniziamo la giornata con un review party. Eccezionalmente, Giulia lascia la sua rubrica per parlarci del libro di Clare Pooley uscito pochi giorni fa grazie a Mondadori.


Titolo: Il taccuino delle cose non dette

Autore: Clare Pooley

Editore: Mondadori

Data pubblicazione: 3 Giugno 2020

Genere: Narrativa
Prezzo: € 9,99


Sinossi

Sei sconosciuti con una cosa in comune: la loro vita non è così perfetta come vogliono far credere... Uno di questi è Julian, un artista eccentrico che da qualche tempo è precipitato in una profonda solitudine. Nell'accogliente caffè di Londra dove si rifugia nei momenti peggiori, decide di affidare la sua storia alle pagine di un taccuino verde che abbandona incurante su un tavolino. Mai più pensa che Monica, la giovane proprietaria del bar, lo legga e ne rimanga sconvolta. O che il suo piccolo atto di onestà possa avere un impatto così dirompente sulle vite di altre cinque persone che leggeranno il quaderno, portando con sé cambiamenti, amicizie, nuovi amori e, soprattutto, perdono. "Il taccuino delle cose non dette" è un romanzo sul coraggio di mostrarsi agli altri per quello che si è e scoprire che non fa paura; anzi, che essere autentici assomiglia moltissimo a essere felici.




Recensione 

Fino a che punto conosci le persone che ti circondano? Fino a che punto loro conoscono te?
Fino a dove il coraggio di mentire riesce a spingerti – vorrei poter rispondere. A Julian, il pittore che è stato qualcuno e poi nessuno. A Julian che traccia queste prime due domande su un taccuino dal titolo improbabile – Progetto autenticità (quasi l’autenticità fosse l’antitesi allo sproloquio della menzogna che ognuno porta dentro) – per poi raccontare ciò che non è stato detto e lasciare questo non detto in un bar.
Sapresti dire come si chiamano i tuoi vicini? Ti accorgeresti se avessero dei problemi, o se restassero chiusi in casa per diversi giorni di fila?
Sì. E no. Secco. Al contrario di quanto risponderebbe Monica, proprietaria di quel famoso bar e di una vita della quale non sa quasi nulla. Perché lei, forse, i vicini nemmeno sa di averli registrati nei recessi di una mente impegnata a difendersi dall’autodistruzione di cui soltanto l’intelligenza è capace, ma certamente si accorgerebbe di chiunque mancasse il PRESENTE! all’appello sussurrato della sua sconcertante umanità. Monica che il taccuino lo legge, lo compila con il desiderio mancato più doloroso e lo lascia al mondo con una ingenuità allarmante.
Tutti mentono sulle loro vite.
Che cosa succederebbe se invece dicessi la verità?
La solitudine assomiglia, nella mia prospettiva, alla timidezza. Neruda ha detto: La timidezza è una condizione strana dell’anima, una categoria, una dimensione che si apre alla solitudine. Allora, forse, accadrebbe una inversione di rotta, un cambio di prospettiva, e la solitudine diverrebbe una dimensione che apre alla timidezza. E d’improvviso mi pare – forse in modo improprio – di poter parafrasare Hazard, dopo avergli letto nella mente attraverso le pagine. L’uomo distrutto che trova il taccuino, si imbarca per la Thailandia per potersi ricostruire, lo legge e decide di costruire le vite altrui per lasciare i propri pezzi sparsi ancora un po’. Hazard che potrebbe sembrare tutto tranne che timido ma certamente dilaniato da una solitudine che non appaga, non salva e nemmeno condanna. Semplicemente esiste nel momento in cui la verità la dici a te stesso.
Se confessassi l’elemento che ti definisce, che fa andare al loro posto tutti gli altri tasselli?
La cosa più preziosa che possediamo è, a mio avviso, la libertà. La libertà di una confessione apparentemente sparpaglia le esistenze di tutti. Compresi Riley, che in Thailandia riceve il taccuino, una città e un amore. Compresi una nonna cinese, un nipote e il suo innamorato. Che il taccuino lo sfiorano soltanto eppure ne vengono travolti. La libertà di una confessione è, per loro e per ognuno – credo -, quanto di più dolorosamente perfetto possa accadere. Perché se all’apparenza tutto va in frantumi, nel profondo, dove non vediamo ma sentiamo, tutto è improvvisamente nel punto nel quale deve essere.
Non su internet, ma davanti alle persone in carne e ossa che ti sono intorno?
La vita su internet è, molte volte, lo specchio di quanto riusciamo ad avere dentro e non possiamo avere fuori.

Alice e il suo tag, l’ultimo personaggio che sembra quasi dissonante, Alice e la sua depressione post partum come a chiudere un cerchio imperfetto nel quale ciò che si desidera e quanto si ottiene confliggono fino a sfinire l’esistenza, Alice e il suo mondo social. Alice che trova il taccuino mentre le piove addosso la pioggia, la stanchezza, la vita intera.

Forse niente. O forse raccontare questa storia cambierebbe la tua vita, o la vita di una persona che devi ancora incontrare.
Forse tutto.

Certamente raccontare questa storia ha cambiato le vite di sei personaggi che la loro storia non la scrivono soltanto su un taccuino. La loro storia la vivono. Attraverso pagine talvolta dalla delicatezza struggente, talvolta apparentemente inutili, talvolta evidentemente necessarie, giocano al pericoloso gioco del caso. Si mescolano le esistenze l’uno con e contro l’altro, prendendosi cura di un prossimo come non sanno fare con loro stessi.

E insieme alle esistenze mescolano le loro vite, i loro eventi, i loro amori, le loro morti – ognuna personale e irripetibile – e gli occhi di chi li legge.

Con una scrittura a tratti commovente nella sua capacità di cogliere l’animo umano nella sua interezza, Il taccuino delle cose non dette spinge il lettore a porsi domande per le quali la risposta esiste. Esiste per ognuno dei personaggi, per ognuno degli eventi, per ognuno dei lettori. E non è mai la risposta corretta.


Commenti

Post più popolari