Le recensioni di Francesca: Casa Tyneford di Natasha Solomons
Recensione di Francesca per "Casa Tyneford" di Natasha Solomons, edito Neri Pozza.
"Datemi la mano ora, e lasciate che vi porti nella fulgida Vienna del 1938, poco prima che il mondo venisse capovolto da becere persecuzioni razziali."
Titolo: Casa Tyneford
Autore: Natasha Solomons
Edizione: Neri Pozza
Prezzo: ebook €9.99/cartaceo €18.00
Genere: Narrativa / Fiction storica
Data di pubblicazione: Gennaio 2020
Sinossi
Vienna, 1938. Quando riceve la lettera che la porterà a Tyneford House, sulle coste del Dorset, la diciannovenne Elise Landau non sa nulla dell'Inghilterra. Cresciuta negli agi di una famiglia borghese ebraica - la madre, Anna, è una stella dell'Opera di Vienna; il padre, Julian, un noto scrittore - Elise, in fuga dal nazismo, si trova costretta ad abbandonare l'Austria e ad accettare un visto per lavorare come cameriera alle dipendenze di Mr Rivers. Una volta giunta a Tyneford House, una magnifica residenza signorile con il prato che digrada verso il mare e una facciata di arenaria su cui campeggia lo stemma dei Rivers, la giovane donna non può fare a meno di sentirsi sola e sperduta. Lontana dalla sua famiglia e dalla scintillante Vienna, soltanto un filo di perle donatole dalla madre e una viola di palissandro, in cui è gelosamente custodito l'ultimo romanzo di suo padre, le ricordano chi è e da dove viene. In difficoltà con una lingua che non comprende e con cui fatica a esprimersi e a disagio sia con la servitù sia con il padrone, l'affascinante vedovo Christopher Rivers, Elise tenta, giorno dopo giorno, di non abbandonarsi alla nostalgia e alla preoccupazione per i suoi familiari, bloccati in Austria in attesa del visto per fuggire in America. Finché l'arrivo a Tyneford House di Kit, il figlio di Mr Rivers, non le restituisce la speranza di una rinnovata felicità. La guerra, tuttavia, sta per raggiungere l'Inghilterra, pronta a chiedere il suo tributo di sangue e a spazzare via ogni certezza. Il mondo che Elise ha conosciuto è sull'orlo di un epocale cambiamento e lei dovrà decidere se soccombere alle circostanze o abbracciare un'altra vita e un altro destino.
Recensione
Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa. Il caro Luciano non si arrabbierà se uso questa sua celebre canzone per farvi capire quanto ho amato e pianto su questo libro. Per chi ci segue da qualche tempo, sa che io sono l’addetta al romanzo/fiction storica e che la mia riserva di caccia è di solito la cara vecchia Europa.
Datemi la mano ora, e lasciate che vi porti nella fulgida Vienna del 1938, poco prima che il mondo venisse capovolto da becere persecuzioni razziali.
Elise Landau è la secondogenita di una famiglia della borghesia ebrea. Ha solo 18 anni quando gli amatissimi genitori decidono di mandarla in Inghilterra come domestica, per allontanarla dal pericolo nazista. Elise andrà a stare a Tyneford House, un luogo magico, cullato dal vento e sferzato dal mare, dove l’aria profuma di caprifoglio e di sole. I genitori di Elise sono in attesa dei visti per l’America; una volta a New York prepareranno tutti i documenti per permetterle di raggiungerli. La sorella maggiore invece è in procinto di sposare un professore già destinato in una università statunitense.
“Si tratta solo di avere pazienza Elise e presto saremo di nuovo tutti insieme.”
Ma non si può trattenere la commozione quando l'ultima sera tua madre intona la tua canzone preferita e tua sorella svuota il calice di vino ingoiando ogni lacrima che le sgorga dagli occhi. Non ci si può impedire di piangere se sai che tuo padre ha aperto uno spiraglio nella porta e vi sta osservando, piangendo a sua volta lacrime di impotenza e disperazione. Elise parte la mattina seguente con le perle della mamma cucite nel cappotto e una viola che contiene l’ultimo romanzo del papà. Una volta giunta a Londra proseguirà il viaggio diretto alla volta di Tyneford House.
L’accoglienza purtroppo non è delle migliori. Elise non è felice di essere lì, una straniera con scarsa conoscenza dell'inglese in una casa che l'ha accolta con reticenza. Il confronto con la raffinata Vienna, col nido amorevole di casa sua è troppo pesante e la ragazza è preda della nostalgia. Fortunatamente il padrone ripone molta fiducia in lei, la sostiene ed incoraggia e si offre persino di indagare sul prolungato silenzio dei genitori e di ospitarli nella villa in attesa dei visti per l’America. Un giorno a Tyneford arriva Kit, l'unico figlio del padrone. Tra lui ed Elise scoppia l'amore, l'intesa, il desiderio. Il fidanzamento è ufficiale, si sposeranno quando sarà finita la guerra, quando il mondo tornerà al suo posto.
Elise accarezza la collana della madre che indossa sotto la divisa e ogni sera apre la custodia della viola, incerta se leggere o meno il romanzo del padre. Muore di nostalgia, paura, incertezza, mentre tutto il mondo vacilla e crolla sotto il peso di una folle guerra. Elise cambierà pelle, un giorno sarà chiamata ad abbandonare il suo vero nome per nascondersi al mondo. Un giorno distruggerà la viola per leggere il libro nascosto ma troverà un mucchio di fogli bianchi e non saprà mai se fossero bianchi fin dal principio o se sia stata l'aria salmastra di Tyneford House a rovinare l’inchiostro. Un giorno riabbraccerà la sorella, mentre l'orchestra intonerà una musica intitolata “ Il romanzo nella viola”.
“Questa notte sognerò Tyneford House. Quando mi coricherò rivedrò la casa come era quella prima estate. I viluppi di rose canine attorno alla porta di servizio. Il cavallo nel cortile della scuderia. I suoi denti che masticano e masticano. I profumi di magnolia e di sale. Poi mi sveglierò nel mio sogno. Sono di nuovo Elise. Alice riposa e tutti sono vivi.”
Sapevo dalla trama, dalla copertina e dalle prime impressioni che il romanzo mi sarebbe piaciuto.
Ebbene non è così. Perché l’ho adorato.
È poetico e trascinante, fitto di dettagli e profumi.
È forte come un pugno nello stomaco e intenso come il primo amore.
È il sole che spunta oltre la collina, e la carezza delle onde sui tuoi piedi nudi.
È le lacrime e la pioggia.
È la vita che va avanti nonostante tutto.
Nonostante noi.
Perché l’ho adorato
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