Blog tour: "il ragazzo che amava il cinema" di Pere Cervantes - Recensione


Si conclude il Blog tour organizzato per farvi conoscere meglio il nuovo libro di Pere Cervantes, edito Mondadori. La degna conclusione di un evento pieno di tappe interessantissime? una recensione della nostra Elisa!


Titolo: Il ragazzo che amava il cinema

Autore: Pere Cervantes

Edizione: Mondadori

Prezzo: 10,99 (Formato Kindle)

Genere: narrativa

Data di pubblicazione: 14 Luglio 2020




Sinossi

Barcellona, 1945. In una città che non si è ancora ripresa dalla recente guerra civile, in piena dittatura franchista, Nil Roig è un ragazzino che per sbarcare il lunario trascorre le sue giornate in bicicletta, trasportando da un cinema all'altro le bobine di vecchi film. Il giorno del suo tredicesimo compleanno, Nil assiste attonito a un omicidio nell'atrio dell'edificio in cui vive. Pochi istanti prima di morire, la vittima gli consegna la foto di un attore misterioso e gli sussurra il nome di David, il padre amatissimo di Nil, scomparso da tempo senza lasciare traccia. Con l'aiuto dei vicini del quartiere, Nil decide di scoprire cosa lega quell'uomo a suo padre e perché un poliziotto senza scrupoli e un ex comandante della Gestapo sembrano disposti a tutto pur di entrare in possesso della foto che il ragazzo custodisce gelosamente. La risoluzione di questo mistero porta dritto al cuore di una città colpita, ma ricca di solidarietà e speranze. Una città dove i sentimenti e l'amicizia sono il balsamo con cui curare le ferite di una guerra che ha distrutto interi quartieri; dove la forza di donne straordinarie insegnerà a un ragazzino che si affaccia alla vita come sopravvivere e tornare a sperare; e dove, ancora una volta, la passione per il cinema diventa rifugio e conforto alla solitudine di chi ha visto la propria vita travolta dal dolore e dalla violenza.




Recensione
“Nel silenzio di una madre, l’amore vince sempre sulla verità. Perché proprio lì, in quel mutismo pieno di paure e desideri, troverà il luogo in cui è permesso sognare, il rifugio in cui proteggersi dalle tenebre, sanare un’infanzia mutilata e incastonare gli anni strappati via da una guerra.”
Siamo a Barcellona, la guerra si è appena conclusa, la miseria e la fame che ha portato con sé perdurano ancora, insieme allo sgomento e alla triste accettazione che si leggono sui volti di coloro i quali, a volte loro malgrado, sono sopravvissuti.
La dittatura franchista domina ogni ambito della vita, mentre la resistenza si batte silenziosamente nei piccoli e grandi gesti di uomini e donne che cercano la libertà nascosta tra le ombre di vicoli e sotterranei.

È in questo mondo che Nil Roig, il nostro protagonista, muove i passi che lo porteranno dall’infanzia all’età adulta, accompagnato da una grande ferita e da una altrettanto grande passione, il cinema. La sua quotidianità sgangherata verrà interrotta da un omicidio, avvenuto nell’androne del suo palazzo, e da un segreto, a lui affidato dalla vittima, pochi secondi prima di morire; un segreto che lo lega a doppio filo a suo padre, scomparso mentre militava tra le file attive della Resistenza.
“…l’uomo aveva bisogno di sgranchire le gambe e di sentire il respiro della città, per quanto agonizzante. Sui segni della guerra avevano steso un velo di trucco, ma così come il passare degli anni scava le rughe, quella Barcellona cupa non era riuscita a nascondere il disincanto.”
In questo libro possiamo assaporare ogni genere: si va dal romanzo storico, con la sua ottima contestualizzazione, al thriller nel seguire ogni indizio, passo dopo passo, al romanzo di crescita, mentre osserviamo Nil diventare un uomo.

Si tratta di un romanzo completo, scorrevole, bello e ben scritto.
L’autore è stato capace di ritrarre un periodo storico e di costruire al suo interno un piccolo mondo, fatto di dettagli, di sorrisi e di piccoli gesti, tanto da poter dimenticare, a tratti quanto questa sia soltanto una storia da raccontare.
I personaggi sono splendidi e variegati, come lo poteva essere la Barcellona degli anni ’40, ognuno con la propria storia, a volte raccontata, ma più spesso solo marcata a sottili tratti, in piccoli scorci, che ci aiutano a capire, ma anche tanto ad immaginare.

In questo sta la bravura di chi scrive: dare un segno, tratteggiare un solo dettaglio, capace di conferire un carattere speciale ma anche di costruire nella mente di chi legge una vita intera.
“In quegli anni di grigiore era insolito vedere per strada gente con un’espressione felice. Lo si considerava un segno di irragionevolezza o una cosa tanto dimenticata come il fatto di essere giovani.”
Il proiezionista omosessuale, il medico radiato, il barbiere ribelle, la madre di famiglia prostituta. Un mondo decadente raccolto in quartiere, in un libro. Ma in quella decadenza scoprire la possibilità, in qualche occasione, di sentire il calore e la gioia di un sorriso, dello sbocciare di un amore, del coltivare, anche se magari segretamente, una passione.
“Soledad […] scelse di lasciare che le emozioni le si annidassero sottopelle. Era una decisione nata dal dolore, trascinata dalla sua stessa inerzia e diventata ormai abitudini. E le abitudini, anche quando perdono la loro forza, sono dure a morire.”
Soledad, la madre di Nil, è un esempio di donna rivoluzionario, non tanto perché nel dolore delle perdite subite riesce a crescere un figlio e a dimostrargli tanto amore quanto serve a formare un uomo per bene, ma quanto perché nel tentare di sopravvivere non si autodistrugge, non si lega a qualcuno solo perché fa comodo, non si vende per portare il pane in tavola. Soledad, nei suoi sacrifici e nelle sue scelte è uno dei migliori esempi del femminismo io possa aver trovato nelle mie letture.
“Mentre era occupata a sopravvivere, la gioventù le era sfuggita tra le mani. Sentì le unghiate del tempo. Quella benedetta favola umana, e tuttavia condanna universale.”
Mi sono trovata davanti un piccolo gioiello, visibilmente pensato, studiato e amato da chi lo ha scritto. Una di quelle letture che merita il tempo speso per leggerla e anche qualcosa di più.


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