"Made in Garbatella" di Laura Nottari

Recensione a cura di Jessica 

Erano troppo dissimili per poter procedere appaiati, agli antipodi anche per una semplice conoscenza

È così che ci appaiono Enzo e Lavinia fin da subito al punto che ho pensato a un’eccessiva forzatura della trama. E invece mi sono dovuta ricredere quasi immediatamente perché dietro quest’uomo e questa donna c’è l’immensità dell’animo umano che si rende indisponibile a lasciare il campo alla società che ci vorrebbe divisi in classi, in settori, in generi.

Laura non si arrende e nella sua tenacia riesce a costruire un ponte tra Garbatella e Ponte Milvio. Un ponte tra la veracità e l’apparenza, tra la porchetta e il sushi, tra i romanacci e la romanità, tra i panni stesi in bella vista nei cortili e l’asciugatrice, tra le t-shirt con le scritte più improbabili e le camicie Bottega Veneta, tra il cuore e la ragione.

E sul quel ponte il lettore passeggia ignaro di quello che troverà, convinto dagli eventi che la faccenda si svolgerà seguendo determinate dinamiche e puntualmente (come un orologio svizzero tarato sulla nostra incapacità o capacità di leggere tra le righe) verrà smentito.

In ogni difetto di Enzo e in ogni ritocco di Lavinia troviamo la possibilità per due esseri profondamente diversi di migliorarsi a vicenda o semplicemente la volontà di accettarsi e di convivere con l’eccentricità dell’altro.

La solitudine… uno status al quale tutti davano un’importanza eccessiva e melodrammatica, pensava. Tutti ma non lei.

Già perché spesso ci raccontiamo la favoletta che soli stiamo meglio, che siamo totalmente indipendenti da qualsiasi tipo di rapporto che sia di amicizia, di affetto o di amore. Noi siamo gli unici artefici della nostra esistenza.

Bello, se non fosse che questa indipendenza e questa solitudine spesso finisce per scontrarsi con la depressione, l’ansia, la paura di non riuscire a dimostrarci capaci, la fragilità in un momento di malattia o debolezza, la necessità di chiedere aiuto.

Un aiuto che Lavinia trova e lo trova in nome di tutte le persone sole che la stanno leggendo e che tentennano come lei davanti al bisogno di chiedere per sé. L’orgoglio è uno dei peggiori difetti dell’umanità ed è colpa sua se spesso rimaniamo soli anche in mezzo a centinaia di persone.

Nun è bello rinfaccia’ le cose… specie se uno ce l’ha messa tutta p’aggiusta’ i danni. A ‘na certa se passa ar perdono, a ‘na pagina bianca co’ sotto er numero zero

E invece troppo spesso accade che gli errori del passato tornino a farci visita, che ci interrompano nelle nostre routine e ci costringano a piegare la testa perché il senso di colpa rischia di schiacciarci, di toglierci il sonno, l’entusiasmo, l’energia.

Spesso il braccio dei nostri errori sono le persone a noi più care, gli amici, i genitori, i figli e ci si stringe il cuore a pensare che lo fanno perché le nostre azioni sbagliate hanno creato una crepa tra i rapporti più veri e preziosi che abbiamo.

Assolvere noi stessi e ricominciare è un percorso solitario pieno zeppo di ostacoli, precipizi e vette da scalare, il traguardo ambizioso promette una serenità che appartiene all’infanzia e che mai più raggiungeremo eppure dobbiamo a noi stessi il perdono in nome dell’unica vita che ci è concesso di vivere.

In fin dei conti, all’amore non serve fare chiasso per sapere di esistere

La verità di questa manciata di parole mette i brividi. Non abbiamo bisogno di urla, serenate, striscioni, gioielli. Non abbiamo bisogno che tutti sappiano. Spesso l’amore non ha bisogno neanche di essere detto, dichiarato.

L’amore va fatto. Sempre. Va fatto con un piatto di carbonara, una passeggiata rubata ai mille impegni quotidiani, delle lanterne colorate o una testa di porchetta. Va fatto tutti i giorni.

Va fatto con un romanzo donato in maniera inconsapevole a una blogger che ne aveva bisogno per sopravvivere a una settimana veramente dura.

E quando lo si riceve si prova a ricambiare e il modo migliore per ricambiare Lauretta mia è portare Garbatella in ogni casa, in ogni dramma, in ogni battaglia, il resto lo farà Enzo, lo farà Lavinia, Claudio, Elisa, il piccolo Giordano, lo farà la magia della scrittura.  

 

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