"Rustic hearts" di Amber Kelly

Dopo Elsie Silver, adoro libri ambientati in piccoli paesi, fattorie a conduzione famigliare e uomini dediti al duro lavoro fisico, jeans slavati e pelle ombrata. La serie Poplar Falls inizia nel migliore dei modi, Braxton e Sophie hanno tanto da dire... e tanto da scoprire.

Non potrebbero essere più diversi, rude e fedele alla terra lui, principessina di città lei. In comune hanno quella fattoria, quel terreno e la stessa famiglia, ancora di salvataggio per lui quanto pugnalata nel petto per lei. Sophie ha passato gli ultimi vent’anni della sua vita a sentirsi sola, fuori posto, mai a casa. La nuova vita a New York le ha dato sogni, la possibilità di aprire la sua start-up... ma ritornare lì, dove per dodici anni è stata libera, felice e spensierata, seguendo gli uomini della sua vita nei lavori manuali, ai rodei, a cavalcare, è qualcosa di destabilizzante. Soprattutto perché torna a seguito di un lutto.

Un passato e un presente che cozzano tra loro, rapporti tagliati, la sensazione di non avere più un posto nel cuore del padre, con l’orrenda convinzione di essere stata sostituita come dei calzini bucati. È tanto da elaborare, troppo. Ma Sophie si rifiuta di mollare e, con una facilità inaudita, si incastra nella routine della famiglia paterna. Il suo posto è sempre stato lì, i ricordi fanno meno male... e se nell’equazione entra un uomo brontolone ma capace di riconoscere il vero amore?

Sai, c’è un motivo per cui tutte le fiabe che ci raccontano durante l’infanzia finiscono con il matrimonio: a nessuno va di raccontare quanto sia difficile la vita da sposati. Innamorarsi è la parte facile, quella divertente. È mantenere l’affetto la parte difficile.

Tra un battibecco e l’altro, vecchie conoscenze, nuovi affetti e le rivelazioni del passato impossibili da carpire, Rustic Hearts si lascia leggere con affetto. Un libro coccola, da leggere al calduccio, sotto una coperta di lana e una tazza di cioccolata calda tra le mani. Perché le storie di cuore, quelle che ci toccano e si legano a noi, non hanno bisogno di essere sempre più tutto. Più spicy, più angst, più... tutto. A volte, sono proprio quelle dove il “less is more” la fa da padrone. Facendo fuoriuscire i sentimenti più puri, genuini.

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