“Writing the Rules” di Sagara Lux
Hades è una leggenda nel dark web. Alexandra è l’imprevisto, lo zero che se fossimo davanti a un’addizione non farebbe differenza ma la sorte vuole che si tratti invece di una moltiplicazione a molte cifre e quello zero ha nella vita di Hades una potenza devastante.
In questo nuovo capitolo conclusivo della saga Rules si esplora molto attentamente il tema della sincerità, molto più che negli altri perché qui questa parola non rimane fuori dalla scena come una virtù che si dovrebbe possedere ma si fa protagonista accanto a una ragazza che si trova a gestire una missione quasi impossibile, dentro un’indagine complessa e delicata dell’F.B.I.
Qualcuno ha violato la sicurezza dei federali, qualcuno che sembra legato in qualche modo a Robert Rules. Alexandra potrebbe essere la chiave risolutiva oppure l’ostacolo. L’atmosfera è quella del poliziesco in cui i fatti sono preceduti da una lunga serie di piccoli indizi, quasi impercettibili, dissonanze…
Un profumo dolce e intenso, delicato e inebriante, come l’eco di un sogno…
Interessante come nella prima parte la lettura mi abbia coinvolto fino a confondermi più volte sull’identità del nostro criminale. Saper tenere alta la partecipazione non è sempre facile in questo genere, ma l’autrice lo sporca molto bene fino a sfiorare in alcuni passaggi il thriller psicologico.
Gli asfodeli sono anche chiamati i fiori della cenere. Sono i fiori del giardino sotterraneo di Ecate dal quale anche Circe nell’Odissea raccoglie le sue erbe.
Sono dei fiori bianchi disposti a grappolo, con le foglie lunghe e lineari. Li coltivava mia nonna che adorava la loro purezza e il fascino dell’assenza di tinte. Li considerava tra tutti i fiori quelli che meglio rispettavano in suo dolore.
La presenza di questi fiori nel testo è un monito costante a non abbassare mai la guardia e rimanere sempre presenti a se stessi. Quasi un invito a non fidarsi di nessuno perché la sincerità non sempre è possibile, anzi spesso sceglie di non manifestarsi.
Il tempo perde la sua forza difronte al fatto compiuto e irreparabile e la consapevolezza che tutti abbiamo qualcosa da nascondere sembra prendere piede velocemente dentro la mente di Alexandra tra la certezza che, nonostante i suoi sforzi, non potrà evitare di rimanere intrappolata, tradita dai suoi desideri più nascosti.
È un romanzo che non riposa perché è costantemente pervaso da incubi che restano cuciti addosso anche al risveglio e minacce a mala pena percettibili, ma inquietanti e allo stesso tempo attese che fanno compagnia a un sospetto incontrollabile che spingerà la nostra giovane protagonista ad azzardare azioni veramente pericolose.
Alexandra è unica agli occhi di Hades, sa infrangere le regole ed è disposta a farlo se si tratta di salvare qualcuno con un nome, un’identità e non un mero ideale. Lei sa vedere la persona dietro la vittima, sa toccare l’anima, è fatta per l’oscurità come solo chi porta la luce dentro di sé sa esserlo.
Hades abbraccia la missione di penetrare nella mente della giovane agente e per farlo non si pone limiti. Anch’esso in un certo senso infrangerà tutte le regole e si lascerà consumare fino a diventare cenere. L’inferno non è un luogo fisico: sono le sue braccia. Le sue mani. I suoi pensieri. Due mondi opposti che si scelgono più volte nel corso della narrazione che intriga ad ogni svolta.
Uno spettacolo in tre tempi che hanno come misura l’intensità e non la lunghezza. Anche questa è una scelta molto originale che non ho potuto non apprezzare.
Il ritorno al dark di questa autrice mi rende veramente felice perché la sua è un’oscurità che sa di luce e profuma di incanto.
In questo nuovo capitolo conclusivo della saga Rules si esplora molto attentamente il tema della sincerità, molto più che negli altri perché qui questa parola non rimane fuori dalla scena come una virtù che si dovrebbe possedere ma si fa protagonista accanto a una ragazza che si trova a gestire una missione quasi impossibile, dentro un’indagine complessa e delicata dell’F.B.I.
Qualcuno ha violato la sicurezza dei federali, qualcuno che sembra legato in qualche modo a Robert Rules. Alexandra potrebbe essere la chiave risolutiva oppure l’ostacolo. L’atmosfera è quella del poliziesco in cui i fatti sono preceduti da una lunga serie di piccoli indizi, quasi impercettibili, dissonanze…
Un profumo dolce e intenso, delicato e inebriante, come l’eco di un sogno…
Un barattolo di penne da riordinare
Una cadenza vocale particolare
Una macchia di caffè sul polsino
Una cravatta storta
Un fiore
Hades e Alexandra si osservano, o meglio lui osserva lei, aggiungendo ogni volta nuovi particolari al suo schedario dettagliato e mettendo ordine laddove decisamente non c’è. Anche lei osserva lui, con l’unica differenza di non avere mai la certezza di farlo.
Una cadenza vocale particolare
Una macchia di caffè sul polsino
Una cravatta storta
Un fiore
Hades e Alexandra si osservano, o meglio lui osserva lei, aggiungendo ogni volta nuovi particolari al suo schedario dettagliato e mettendo ordine laddove decisamente non c’è. Anche lei osserva lui, con l’unica differenza di non avere mai la certezza di farlo.
Interessante come nella prima parte la lettura mi abbia coinvolto fino a confondermi più volte sull’identità del nostro criminale. Saper tenere alta la partecipazione non è sempre facile in questo genere, ma l’autrice lo sporca molto bene fino a sfiorare in alcuni passaggi il thriller psicologico.
Gli asfodeli sono anche chiamati i fiori della cenere. Sono i fiori del giardino sotterraneo di Ecate dal quale anche Circe nell’Odissea raccoglie le sue erbe.
e presto furono nel prato asfodelo
dove abitan l’ombre, parvenze dei morti
(Odissea 24, 13-14)
Sono dei fiori bianchi disposti a grappolo, con le foglie lunghe e lineari. Li coltivava mia nonna che adorava la loro purezza e il fascino dell’assenza di tinte. Li considerava tra tutti i fiori quelli che meglio rispettavano in suo dolore.
La presenza di questi fiori nel testo è un monito costante a non abbassare mai la guardia e rimanere sempre presenti a se stessi. Quasi un invito a non fidarsi di nessuno perché la sincerità non sempre è possibile, anzi spesso sceglie di non manifestarsi.
Ciò che conta non è quanto resta aperto un varco, ma che qualcuno sia riuscito a crearlo.
È un romanzo che non riposa perché è costantemente pervaso da incubi che restano cuciti addosso anche al risveglio e minacce a mala pena percettibili, ma inquietanti e allo stesso tempo attese che fanno compagnia a un sospetto incontrollabile che spingerà la nostra giovane protagonista ad azzardare azioni veramente pericolose.
Alexandra è unica agli occhi di Hades, sa infrangere le regole ed è disposta a farlo se si tratta di salvare qualcuno con un nome, un’identità e non un mero ideale. Lei sa vedere la persona dietro la vittima, sa toccare l’anima, è fatta per l’oscurità come solo chi porta la luce dentro di sé sa esserlo.
Hades abbraccia la missione di penetrare nella mente della giovane agente e per farlo non si pone limiti. Anch’esso in un certo senso infrangerà tutte le regole e si lascerà consumare fino a diventare cenere. L’inferno non è un luogo fisico: sono le sue braccia. Le sue mani. I suoi pensieri. Due mondi opposti che si scelgono più volte nel corso della narrazione che intriga ad ogni svolta.
Uno spettacolo in tre tempi che hanno come misura l’intensità e non la lunghezza. Anche questa è una scelta molto originale che non ho potuto non apprezzare.
Il ritorno al dark di questa autrice mi rende veramente felice perché la sua è un’oscurità che sa di luce e profuma di incanto.
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