“Le leggi dell’ordine etico” di Maurizio Cometto


Anno 1972: il mare e la cosiddetta “Grande Muraglia Italiana” separano la nostra penisola dal resto del mondo. L’esistenza si riduce alla routine lavorativa e alla tutela della propria sicurezza. Sono banditi i termini stranieri, scomparsi gli smartphone (qua già immagino l’esultanza di alcuni) e la tecnologia è stata limitata all’essenziale.

Il nemico, reale o immaginario è tutto da vedere, è rappresentato dallo straniero e da un programma.

Empathy

Un mezzo attraverso il quale si pensa di poter scoprire cosa c’è al di là della muraglia.

Il prologo di questo romanzo mi ruba subito un sorriso. A quanti di voi è capitato di conoscere persone veramente capaci di godersi il viaggio senza pensare alla meta? Io ho avuto la fortuna di sposarne uno. Così quando il protagonista racconta di come il padre amava le statali e le percorreva anche per i lunghi tratti rifuggendo le autostrade che avrebbero ridotto i tempi di percorrenza, i miei pensieri corrono a tutte le volte che sono stata a Bologna da Ancona passando per la via Emilia, ogni volta con una tappa diversa in cui fermarsi anche solo per prendere un caffè o un gelato.

La memoria, a volte, segue percorsi strani


Nel 2038, il 25 aprile (sarà una coincidenza la data?), un missile a testata nucleare ha cambiato le carte in tavola per il protagonista di questa avventura e Maurizio Cometto si è sicuramente divertito a immaginare come, tra la Terza Guerra Mondiale e la scomparsa di Internet sostituita dalla Rete Telematica Nazionale.

Ma torniamo al presente, il 2072 appunto, Davide Rebagliati, lavora alla NIFA, grande fabbrica di automobili, e assiste ad alcuni episodi veramente strani che hanno coinvolto alcuni colleghi. Un unico sintomo sembra comune: l’impressione di vivere e di interagire in una realtà parallela.

La struttura sociale è molto rigida, così come il controllo al quale è difficilissimo sfuggire, ma non impossibile. Sembra infatti che vi sia un pericolosissimo sovversivo in circolazione: Guido Fossbergher.

Illuminante il rapporto di Davide con la moglie Maria, un legame di una profondità unica, che trascende tutti gli altri e in un certo senso li rende rivali opposti nelle mani del destino.

Mistero e pensieri segreti. Domande. Una strana sequenza numerica. Una ricostruzione precisa e dettagliata dell’origine attraverso una prosa molto dinamica. L’abitudine alla riservatezza.

Siamo dentro la distopia già dalle prime righe. È un genere che conosco bene e che considero utilissimo per diffondere una sana critica sociale. Così perlomeno mi hanno insegnato a leggerlo e a interpretarlo. Eppure questo romanzo mi ha lasciato davanti a un muro costruito su sogni che non abbiamo più coraggio di fare.

Grandi temi sociali, su tutti “la paura dello straniero” portata veramente all’estremo con quella stessa naturalezza con cui la sentiamo affrontare nei bar di provincia da gente che ha dimenticato troppo in fretta la propria umana natura.

La diversità oltre a spaventare tuttavia affascina e spinge i curiosi, tra cui ovviamente il nostro protagonista, a superare i propri limiti mentali e fisici.

Quello che accadrà non posso anticiparvelo. Empathy è veramente un meraviglioso sogno a occhi aperti, profuma di immortalità, un’illusione, un futuro perfetto o un inganno inevitabile.

Maurizio lo conosco e lo seguo da tempo, sono abituata al suo “essere fantasy”, per me rimane un esempio professionale da seguire. In questa nuova versione di lui (i romanzi non sono fosse figli?) l’ho ritrovato cresciuto sia in stile che in organizzazione. Forse il genere leggermente diverso rispetto a quello in cui ero abituata a leggerlo ha fatto la differenza e magari la consapevolezza di essere apprezzato e riconosciuto ha guidato con maggiore convinzione la sua penna. Chissà.

Plauso alla traduzione di alcuni termini stranieri nella nostra lingua che mi hanno fatta più volte sorridere e per la rielaborazione della Costituzione in chiave distopica che mi ha dato parecchi spunti su cui riflettere.

Una cosa voglio portare con me da questo viaggio. Lo sguardo di chi ha ancora il coraggio di ribellarsi. Uno sguardo che brilla in barba ai bisbigliatori, uno sguardo che non posso e non voglio…

Dimenticare.

Quando leggerete il libro capirete l’importanza di questa parola.



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