“L'amore non lo vede nessuno” di Giovanni Grasso

 

Federica, la sorella di Silvia, muore in un incidente stradale. Insieme alla giovane descritta come allegra, egocentrica e casinista sembrano scomparse anche molte verità che lasciano spazio al mistero intorno al quale è costruito tutto il romanzo.

Il fantasma di questa ragazza morta nel fiore degli anni è in un certo senso il vero protagonista della storia. Ma non è un fantasma fatto d’aria e lenzuola svolazzanti o peggio ancora di voci sussurrate alla notte. È presenza.

Federica è sempre presente in ogni capitolo, in ogni pagina, anche quando non viene nominata direttamente. Sappiamo della sua perenne insoddisfazione, del suo temperamento mutevole, del suo mosaico vario di relazioni, contatti e amicizie raccolte negli anni. Sappiamo che era gelosa della propria privacy, che non portava anelli. Sappiamo che era attratta da persone mature e colte. Che era bella abbastanza da suscitare invidia…

Peonie rosa
I fiori prediletti di Federica saranno la prima briciola insieme a un verso del Cantico dei Cantici.

Chi è costei che sorge come l’aurora,
bella come la luna, fulgida come il sole,
terribile come schiere a vessilli spiegati?


Il mistero si estende per quasi tutto il romanzo.
Chi è P.? L’uomo che porta le peonie sulla tomba di Federica? Un grande amore? L’unico?

A intrecciare ancora di più la trama entreranno un anello regalato da P., una pennetta che sembra inaccessibile, un computer scomparso, un libro nascosto sotto la biancheria con un angelo stilizzato in copertina. I dubbi si intensificano pagina dopo pagina e non c’è un solo personaggio che nella mia mente non finisce per occupare, anche se solo per brevi istanti, il posto del colpevole.

Carta e penna cominciano a farmi compagnia.

Emergono tradimenti, sospetti, ma anche una personalità malata, complessa, capace di costruire legami forti e altrettanti pericolosi.

La fiducia è quel sentimento che ci permette di vivere come esseri sociali.

Non possiamo non averne e non possiamo evitare di concederla anche per poco, anche con parsimonia e attenzione. A lei spesso dedichiamo le nostre maggiori sconfitte eppure per noi stessi la bramiamo più che l’amore stesso.

Il sospetto che Federica possa essere stata uccisa si abbraccia con il desiderio di Silvia di conoscere quella sorella partita per un viaggio lontanissimo da divenire irraggiungibile.

L’amore non lo vede nessuno ce lo spiega P. con le parole di Sant’Agostino che in un sermone illustra proprio come l’amore in sé non è visibile perché è un sentimento astratto, ma che l’innamorato lo vede riflesso nel volto dell’innamorata e viceversa.

Qual è il colore dell’amore? Quali i lineamenti? Quale la forma? Nulla di questo vediamo, eppure lo amiamo… Lei vede lui. Lui vede lei. Ma l’amore non lo vede nessuno. Eppure ciò che si ama è proprio quello che non si vede.

I miei studi filosofici e la sapienza di Giovanni Grasso mi hanno fatto apprezzare le righe del santo di Ippona che ho appena citato forse più del dovuto perché mi hanno riportato al grande tema del dibattito sull’esistenza di Dio. Un dibattito che nasce con la storia e probabilmente morirà con essa.

Il cuore dell’intero romanzo è dunque un cuore filosofico, che apre all’amore inteso come forma della mente umana e che trascende ogni fisicità senza rinnegarla.

Kant diceva che da un legno storto, come è quello di cui è fatto l’uomo, non può uscire nulla di interamente dritto. È la conseguenza del peccato originale, della natura corrotta dell’uomo. Ma se il ramo non si può raddrizzare, perché altrimenti si spezza, si può potare. E potando, la pianta si rigenera.

Vi lascio con l’ultima citazione filosofica tratta dal romanzo. Una citazione che rimanda all’importanza di tagliare le relazioni tossiche dalla nostra vita e non solo, ma anche e soprattutto di guardare verso noi stessi per tagliare l’istinto che ci rende orgogliosi privandoci della felicità e le convinzioni che spesso ci appesantiscono rendendoci immobili davanti al dolore e meno resilienti.

Non conosciamo le vie necessarie alla nostra rigenerazione ma gli ostacoli vanno accolti come opportunità di cambiare il punto di vista e ci aprono alla consapevolezza che a volte è veramente necessario toccare il fondo per poter poi riemergere.

Riflessioni importanti scaturite da una lettura che sprigiona energia positiva e somiglia nello stile a un classico filosofico platonico la cui missione del raccontare era un mezzo per superare la materialità delle parole. Straconsigliato.



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