"Mai solo amici. Travis" di Mia Sheridan


Quanto ho aspettato questo libro! Ho conosciuto la penna di Mia Sheridan grazie al libro che, nonostante siano passati quasi dieci anni, è ancora nella mia top3 di tutti i tempi, ovvero Archer's Voice.

Se non lo avete letto, non potete avvicinarvi a questo libro. Se non conoscete Archer, non potete conoscere Travis. Se avete letto Archer anni fa, non leggete Travis, ma fate una rilettura.

Perché questo nuovo libro, parte qualche tempo dopo l'epilogo dell'altro. Non è tanto per lo spoiler sul finale di Archer e Bree, ma quanto per sapere cosa porta Travis ad avere certi pensieri.

La sua storia è fatta di dubbi, di dolore, di incertezza. Travis è stato sempre la seconda scelta, fin da quando era bambino. Ha agito male nella sua vita, ne è più che consapevole... ma il dolore ha modi diversi di presentarsi. Chi può dire cosa sia giusto o cosa no? Se il modo di Travis di affrontare il dolore è giusto per lui, perché qualcuno dovrebbe dire qualcosa? Travis è un uomo che cerca di andare avanti, di trovare una sua felicità. Pensa di esserlo, ma qualcosa stravolge tutto. E incontra lei, il suo opposto, la sorella della sua nemesi.

Imboscata. Era un ottimo modo per definirla. Avevo messo il piede sopra la bomba che era Haven Torres. Per certi versi, mi sentivo come se mi avesse fatto esplodere in mille brandelli. Stavo disperatamente cercando di rimettere insieme i pezzi. O forse me ne stavo lì, felice di essere sparpagliato. Stupidamente sparpagliato. Forse non avrei mai voluto essere rimesso insieme. O almeno, non nello stesso ordine. Dio, non lo sapevo più neanch’io.


Haven è in fuga. Lei e il fratello scappano dal dolore, dai ricordi, da ciò che ha stravolto la loro vita. Una stagione è il massimo che si concedono e poi cambiano città e stato. Arrivano a Pelion, pronti per la stagione estiva. Haven è difficile da descriverla, da inquadrarla. Lei è... un'aria fresca? ha una passione per le piante, per il cibo sano, per le persone e non per i pettegolezzi. Ha un rapporto quasi materno con il fratello, sono uniti dal passato. Ecco, lei è il raggio di sole che illumina le giornate.

Si scontrano, bisticciano e si ritrovano a soggiornare nello stesso bed & breakfast, pieno di gente veramente fuori di testa (nel senso più buono del termine, amerete la ciurma). Inizia un'amicizia improbabile sulla carta, ma scopriranno presto di essere anime affini. Lei si scherma dietro alla cotta per lo scapolo d'oro di Pelion, lui cerca di darle una mano. Nessuno dei due si aspetta di aver voglia di stare insieme, di bramare quei momenti in cui sono solo loro e parlare di tutto e di niente. Anime affini, dicevo. 

«Come fai a sapere cosa cambiare e cosa mantenere così com’è?», le domandai. C’erano parti di me buone e valide, oppure dovevo tirare una riga sopra ogni cosa e ripartire completamente da zero? E se era questo il caso, come diavolo si faceva a farlo?

Travis è perso. Viene schiacciato dal passato, dalle sue azioni, da quelle degli altri. Haven riesce a fargli capire cosa c'è di sbagliato nel vivere così, e lo fa capire anche a noi. Sono convinta che la nostra vita debba somigliare a un cerchio, sempre in movimento, sempre alla ricerca della migliore forma di noi stessi. O, per usare una metafora più adatta alla passione di Haven, dobbiamo essere giardinieri: controllare i rami del nostro albero, avere il coraggio di tagliare quello che non fiorisce più. Che siano rapporti sfilacciati o ricordi dolorosi, si deve prendere la decisione difficile... se si vuole diventare una persona di cui andare fieri. Perché lo specchio sul quale ci guardiamo, esalta i difetti ai nostri occhi. E diventa difficile guardare ogni mattina una persona che non ci piace, più dentro che fuori.

All’epoca, non mi fidavo del tutto di me stesso. Sapevo cosa provavo, ma mi domandavo se avessi qualcosa da offrirle. Si fermò per un istante, riportando lo sguardo su di me. Ma lei mi ha fatto desiderare di diventare l’uomo che meritava. Mi ha reso più coraggioso e più forte. Per merito suo, volevo essere la versione migliore di me stesso. Ed è questo, credo, ciò che fa l’amore, se è davvero amore.

Ah, l'amore. Che forza che ha, anche quando non lo vuoi, non lo cerchi, o fuggi così lontano da renderti irraggiungibile per Cupido. No, all'amore basta un cuore, puro o nero non importa. Trova il modo di attecchire, di renderti la vita più difficile, complicata, dolorosa, ma magnifica. Un sorriso della persona amata e tutto il resto scompare.

Tutti noi non eravamo forse un insieme delle versioni di noi stessi che eravamo stati un tempo? Forse, se avessimo avuto fortuna – e acume – avremmo potuto apprendere come estrarre il buono e lasciarci gli aspetti negativi alle spalle, quelle parti che non avevano funzionato per noi e che, piuttosto, non avevano causato altro che dolore.

Mia Sheridan è tornata. Un libro potente, un friends to lovers che va oltre alle scene spicy (che comunque sono ben descritte): la forza di questo libro è la ricerca di sé, la voglia di migliorare, di trovare un posto in cui affondare le proprie radici. Un posto che ti faccia sentire sicuri, felici, completi. E lo fa con una facilità disarmante, come se stesse raccontando una giornata di ozio al mare. Ci prende per mano, ci fa attraversare un intricato labirinto pieno di ostacoli, ma ci lascia la mappa per raggiungere l'uscita. E, per chi come me ha amato follemente Archer, sarà felice di ritrovarlo, e non solo di sfuggita. Avrà un ruolo importante nella storia del fratellastro. Adoro.

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