"Di fuoco e seta" di Manlio Castagna
Ho atteso questo libro tutta l’estate con trepidazione, sapendo, per abitudine, che quando si attende una cosa con tanta aspettativa il rischio di delusione è altissimo. Delusione che non è riuscita a entrare in alcun modo nella mia esperienza di lettura.
Siamo a Solferino. La piccola Lianna, che porta il nome di sua nonna, va al cimitero a trovare la mamma morta in un incidente. Lì incontra un vecchio, Aceto, Asé per gli amici, e si scontra con la sua voglia di raccontarle una storia, una lunga storia, come tutte le storie dei vecchi. Una storia che una volta cominciata non si può interrompere.
La storia comincia e Manlio ci fa perdere. Il tempo è quello del risorgimento italiano, i luoghi sono le campagne, i boschi, i monti, le pianure intorno a Solferino. Le immagini sono quelle nude e crude della quotidianità, rese forti dalla capacità dell’autore di rendere le scene sempre presenti davanti agli occhi del lettore.
Siamo nel 1859 e conosciamo Alvise, detto Visio, tredici anni, terzo di tre figli maschi di contadini, ignoranti e analfabeti. Lo troviamo dentro la carcassa vuota di una mucca nel tentativo di scampare alla morte. Immagine suggestiva che ci regala subito la sensazione di un grande spettacolo da assaporare.
Molti i temi toccati in maniera intensa. La morte che sembra togliere tutto ma non riesce a strappare la voglia di conoscenza e di contatto e la necessità di vivere comunque una relazione importante.
La voglia di libertà personale e nazionale. Un’Italia libera e unita al posto del mosaico di stati indipendenti tutti staccati uno dall’altro e oppressi dagli austriaci. La guerra, inevitabile e le parole di Mazzini e Garibaldi a motivare le forze ribelli che spingevano per l’unificazione.
L’affetto che nasce dalla cura e dalla presenza costante e amorevole e il turbamento che quasi in maniera inevitabile ne deriva.
L’amore che nasce, cresce e sopravvive, muto e silenzioso a ogni atrocità, alla sorte, alla guerra, al tempo e alla morte stessa. L’amore con la voce di seta. L’amore come una lente di ingrandimento sulle cose. Come una porta spalancata sulla possibilità di essere felici (citando l’autore stesso).
L’entusiasmo di chi parte e la disperazione di chi resta nelle tenebre nonostante la luce accecante del sole.
Visio, Altea e Sante, giovani alle prese con le battaglie e con i loro sogni, i desideri inespressi di cui si sente il respiro, il cuore tenero, le emozioni in tempesta di anime che intrecciano le loro storie con la grande Storia, regalandoci diversi batticuori che rendono difficilissimo staccarsi dal testo.
I bachi da seta di cui solo alla fine si riuscirà a cogliere l’importanza sono in realtà un importantissimo, elegante e geniale filo conduttore della storia.
L’odio è un veleno. E la prima vittima è proprio chi lo prova.
Non ha un fronte l’odio, non ha partito né fazione. Non vi è carezza in grado di spegnerlo ma l’autore trova ugualmente un modo per farci attraversare l’inferno e portarci alla salvezza.
Una storia che diventa un nido, un posto dove poter stare tranquilli, un momento che si mostra necessario, il fuoco e la seta. Il sangue.
Tutto porta a una meravigliosa e profonda riflessione sulla vita che scaturisce dalle parole del vecchio Asé il quale risponde alla domanda sulla sua età mostrando il peso degli anni vissuti.
“La vita di un essere umano non va mai definita da un numero”“E da cosa?” lo stuzzico.“Da come ha vissuto. C’è chi muore a cento anni e ha vissuto davvero meno di un baco da seta. E chi nella sua esistenza vive una moltitudine di vite”
Così questo vecchio meraviglioso pervade con la sua saggezza tutta la storia e ci insegna l’importanza di commettere errori, di sbagliare. Di non restare in attesa che il tempo trovi le soluzioni ma di essere artefici del proprio destino.
Una lezione importantissima per noi e per i nostri ragazzi che hanno bisogno di inciampare nella vita, in tutti i suoi aspetti, anche in quelli sbagliati, soprattutto in quelli sbagliati.
Tanta trama e tanti temi trattati ma anche tantissima poesia nascosta tra i pensieri dei vari personaggi. Poesia che appartiene all’idea universale di vita composta da vissuto ed esperienze. Uno sguardo largo e profondo, in grado di arrivare con un linguaggio semplice ad ogni tipo di lettore.
Tante le citazioni che ho trattenuto per me e tanta la voglia di invitarvi a leggere questo piccolo capolavoro in cui si incontrano a mio modo di vedere più generi letterari a sostenere quella rivoluzione nella scrittura degli ultimi anni.
Inconfondibile e preziosa dunque la penna di Manlio Castagna che si conferma maestro di pensieri e parole.
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