“Vita Nova” di Simonetta Olivo

 

Che cos’è la morte? Solo un’illusione.
Il Becchino si sforzava ogni volta di assumere un’espressione seria, mentre nella sua testa alla parola “illusione” sfarfallavano immagini antiche di maghi, colombe e donne tagliate a metà.

Un romanzo sulla morte e sulla necessità che tutti sentiamo in un modo o nell’altro di doverle sopravvivere, come se fosse davvero possibile.

Una scrittura molto particolare quella della Olivo che già ho letto in altre occasioni. Lascia pensieri che fluiscono nella trama formando un sentiero di briciole fino a risposte sempre aperte verso diverse possibilità.

La struttura è destabilizzante ma anche molto solida, segno di un progetto ben pensato e ben costruito che non manca tuttavia di profumare di improvvisazione in alcuni passaggi. Anche quella nella scrittura è un’arte.

Il Becchino ha un passato da redimere e produce copie dei defunti su commissione, dando la possibilità a chi alla morte sopravvive di trovare consolazione. Nel farlo trattiene per sé un oggetto del morto, ogni volta diverso. Un oggetto capace di raccontare una storia.

Cosa si è disposti a cedere pur di riavere con sé una persona cara? Fosse anche solo nell’illusione che essa possa esserci ancora per noi e che possiamo sentire la sua vicinanza.

Un tema in questo romanzo breve spicca su tutti secondo me, ed è quello del diritto morire, di godere dell’eterno riposo, di essere rispettati anche nella volontà di essere dimenticati. Un diritto che viene negato ai defunti che finiscono tra le mani del Becchino che li trasforma in ologrammi in grado di ripercorrere il passato e in un certo senso di riscrivere il futuro di tutti, di chi è morto e in un certo modo anche di chi è sopravvissuto.

Pensate mai a come sarebbe la nostra vita se non fossimo mai stati costretti a staccarci dai cari che ci hanno lasciato?

I nonni, i genitori, i figli che sono forse la perdita più innaturale che si può sperimentare, ma anche cari amici che ci hanno lasciato troppo in fretta, quando ancora la nostra mente e in alcuni casi anche il nostro corpo non era pronto a lasciarli andare.

Pensate mai a come sarebbe poterli avere ancora per un po’? Poter ascoltare ancora una volta la loro voce al telefono?

Sì, ok, sarebbe sicuramente meraviglioso lo ammetto. Ma… non sarebbe giusto. La ferita del lutto per rimarginarsi ha bisogno di sentire il distacco e più esso è forte e chiaro, più la ferita si rimarginerà in fretta. Rimarrà la cicatrice a ricordarci chi sono stati per noi e come le nostre vite si sono intrecciate con le loro.

Bello dunque sì, sicuramente. Ma anche pericoloso e nel migliore dei casi anche inutile.

Molti sono i personaggi che orbitano intorno alla figura del Becchino. Alcuni molto particolari e sottili nell’ironia e nelle riflessioni che portano con sé rendendo l’esperienza di lettura decisamente stimolante.

Storie che si intrecciano, il cui senso è legato molto spesso al vissuto dei protagonisti, alla vita che hanno scelto, alle strade che hanno percorso, alle esperienze che hanno fatto e che li hanno resi a volte vittime, altre carnefici.

Una stampa 3D con molte dimensioni. Una stampa molto costosa che solo pochi possono permettersi. Ma scherzare con la morte, giocare con l’anima di chi non c’è più e di chi a quell’assenza deve sopravvivere ha un prezzo più alto dei guadagni di una vita.

Quale sarà il prezzo che dovrà pagare il nostro Becchino?

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