"Il vero senso dei suoi passi incerti" di Cristina Pacinotti


 Maria dev’essere un nome importante per Cristina Pacinotti. Mi riprometto di domandarglielo alla prima occasione. Non è la prima volta che compare nei suoi romanzi.

Maria in questo bellissimo romanzo vive un disagio e il suo disagio, il suo essere fuori posto, il suo sentirsi irrealizzata, si trasferisce con naturalezza dalle pagine al vissuto del lettore che lo sperimenta su di sé ininterrottamente.

Una donna che cerca sé stessa e il senso dei suoi passi. Passi incerti come ci dice il titolo. Come incerti sono i passi di tutti in realtà perché la sicurezza che appartiene a qualcuno è spesso solo apparenza.

Nel cercarsi Maria cade ripetutamente e rischia di farsi male, molto male.

L’India accoglie la sua sete di conoscenza ma non è il suo posto, non riesce a intercettare la sua anima che vuole sperimentare la vera bellezza, quella priva di sofisticazioni e di banalità.

Non è facile perché questa sua necessità non ha un luogo se non dentro sé stessa, così il suo peregrinare all’interno del romanzo diventa una sorta di odissea tra i sentimenti e le delusioni.

Prova Maria. Prova e non si arrende. Fa esperienza di tutto ciò che la vita le offre, ne fa tesoro e la porta con sé, di strada in strada, di vita in vita, di cuore in cuore. E il cuore di questa donna è veramente un cuore d’oro.

Il grande tema del viaggio assume qui i connotati di un labirinto dentro il quale sembra impossibile non smarrire la via. A nulla contano le briciole seminate alla partenza se l’arrivo ci è ignoto e tornare indietro non è più possibile.

Il tempo ci cambia e nel farlo ci chiede spesso prezzi salati e questo Maria lo scoprirà seguendo i passi che la dovrebbero portare a trovarsi e a trovare il vero.

Ci ho visto tanta Cristina in questo romanzo. Una donna positiva, che non si arrende mai. Una persona viva. Piena di sogni, speranze, desideri. Con un cuore giovanissimo e un’eleganza nei gesti che si riflette in questo personaggio fragile ma determinato e coraggioso.

Ci vuole coraggio a vivere oggi. Maria ce l’ha. Cristina anche. Io… forse.

Sicuramente tra queste pagine però ho trovato anche un po’ me stessa e l’importanza di volermi bene veramente, come se questa fosse l’unica vita che ho. La mia sola possibilità di essere felice e di rendere felici le persone che ho intorno.

Mi ha lasciato una strana sensazione malinconica la chiusura di questo cartaceo gentilmente inviatomi dall’autrice. Un senso di perdita. L’abbandono totale della superficialità.

Un romanzo che è un invito ad apprezzare le piccole cose, i gesti puliti, la quotidianità che costante ripaga degli sforzi, il rallentare in base al ritmo umano, una rivoluzione gentile.

Il piccolo Andrea è una specie di filo di lana che aiuta ogni volta la nostra protagonista a riaggiustare il tiro, il suo è uno spirito contagioso.

Capitoli brevi, aperti e curiosi danno come conseguenza una piccola perla che si legge in un pomeriggio, magari vicino alla prima tisana della stagione fredda.

Mentre annuiva e fingeva di interessarsi a quei discorsi Maria si chiedeva se non sarebbe stato preferibile il silenzio.

Ecco, il silenzio mi ha accolto dopo l’ultima pagina. Tra i miei passi incerti ora non mi rimane che cercare il senso di questo sole che tutte le mattine si ostina a sorgere.

Grazie Cristina. Mi auguro che Maria possa volare veramente in alto.

 


Commenti

Post più popolari