"L'alba di Cesare" di Franco Forte

 

    Il romanzo del De bello gallico, o meglio, il De bello gallico romanzato ad arte.

Superata la splendida dedica e le coordinate iniziali mi tuffo nel proemio. Sono nell’accampamento di Cesare, con Cesare. Nella sua tenda.

È la mattina del 29 settembre 2024 e il romanzo, in versione digitale perché sto perdendo la mia battaglia con la vista, staziona già da 15 giorni nel mio Kindle. Perché? Beh, perché mi rifiuto di cominciarlo senza avere almeno una decina di ore per finirlo. Oggi però è domenica e io non sono più nei miei luoghi e nel mio tempo ma ho seguito il maestro Forte in quest’avventura talmente ben romanzata da sembrare fantastica.

Una lettura che diventa un’esperienza di vita alternativa. Se è vero che leggere è un po’ ogni volta staccarsi dalla realtà per gettarsi tra le braccia della fantasia, in questo caso è maggiormente vero perché lasciarsi trasportare sulle scene così meravigliosamente descritte sarà inevitabile.

La storia che ci viene raccontata è quella di Cesare. “Un elefante” enorme da gestire. Un personaggio che ha saputo essere in tutti i sensi e in tutti i modi si possa essere in una vita. Un uomo che ci viene mostrato nell’intimità dei suoi pensieri e dei suoi desideri. Usciremo dalle pagine conoscendo i suoi sogni e i suoi incubi più ricorrenti. Entreremo in punta di piedi tra le pieghe dei suoi più oscuri turbamenti.

Adoro gli autori che non hanno paura di addentrarsi nella psicologia dei personaggi storici e di disegnarne i tratti come se fossero stati testimoni diretti delle vicende, al punto da riuscire a far rivivere nella mia immaginazione le dinamiche con eccezionale trasporto.

Le sorti di Roma si sono quasi sempre giocate fuori dalle mura della città, quindi le scelte di Cesare dal marzo del 58 a.C. sono da considerarsi ragionate, ma anche in un certo senso guidate dalla buona sorte che ha giocato in alcuni eventi un ruolo importante.

Cesare è stato nominato proconsole delle Gallie e dell’Illiria. La sua esperienza lo spinge fuori Roma nel tentativo di fermare gli Elvezi, provenienti da diverse regioni dell’attuale Svizzera, verso la conquista della Gallia. Le popolazioni sotto il dominio romano, andavano protette e il protagonista della nostra storia e della Grande Storia sa bene che questa è una battaglia che per lui può rivelarsi decisiva per molti aspetti.

I suoi successi militari al di là delle Alpi faranno di lui l’uomo che tutti ammirano ancora oggi. Il consenso e la fama lo accompagneranno come fedeli sudditi all’altare del potere con un contorno di importanti e fondamentali privilegi.

Ma la Gallia, sappiamo storicamente, non rese facile la vita a Cesare che si ritrovò a dover gestire diversi fronti, ed è qui secondo me che anche il nostro autore gioca la sua partita più importante. La gestione delle dinamiche relazionali tra i personaggi è stata portata avanti divinamente. Ci si ritrova in ogni dialogo come sulla scenografia di un meraviglioso film ancora da girare.

Le battaglie, le tecniche di combattimento, ci vengono restituite con crudezza e allo stesso tempo eleganza. La flora e la fauna dei luoghi attraversati durante le campagne di guerra del condottiero abilmente, minuziosamente e aggiungo curiosamente descritte con abbondanza di dettagli particolari, difficilmente rintracciabili in altri testi. Il coraggio di Cesare sarà il vero protagonista del romanzo che non smette mai di ricordarci come questi grandi personaggi siano arrivati a consegnare la propria memoria alla Storia proprio grazie all’enorme fiducia che avevano in se stessi e nelle proprie capacità.

Lo storico si riconferma il terreno in cui Franco Forte si muove meglio. Riesce a entrare con maestria negli usci lasciati socchiusi dai vari testimoni e con grandissima abilità consegna ai suoi lettori dettagli intimi, intriganti, personali, legati all’uomo prima ancora che all’eroe.

Il Cesare che esce da queste pagine è anche e soprattutto un uomo che soffre, che raccoglie nella quotidianità le proprie debolezze e le trasforma in armi potentissime, che vive momenti di fortissima tensione fisica ed emotiva, che corre velocissimo con la testa verso soluzioni e strategie che si riveleranno geniali. Un uomo con una personalità impegnativa che si contraddistingueva per la sua spiccata curiosità grazie alla quale oggi conosciamo i nemici di Roma sicuramente meglio di come ce li avrebbero restituiti tutti quelli che sono rimasti comodamente seduti sulle poltrone della città eterna.

Non manca la figura femminile, costante nei romanzi di Forte, qui forse leggermente più marginale per ragioni storiche, ma ugualmente impreziosita e coinvolta nelle dinamiche, soprattutto rispetto all’aspetto strettamente politico ed economico che legava Giulio Cesare a Roma.

Calpurnia è presente fin dalle prime pagine. È lo stesso Cesare a volerla partecipe in ogni discussione, sintomo di una complicità ed estrema fiducia nel loro rapporto.

Ciò che mi ammalia è la costante e continua percezione dei guizzi narrativi dell’autore che non smette mai di provocarmi riflessioni attuali e reazioni entusiaste intorno a fatti accaduti secoli fa che richiamano inevitabilmente ogni guerra vissuta prima e dopo quel tempo. Quasi come se gli errori fossero fotocopie a volte più nitide, altre più sbiadite che trovano la loro matrice nell’innata sete di potere dell’uomo.

Se dovessi raccogliere da questo pezzo di Storia degli insegnamenti direi che Cesare ci ricorda che si può sempre scegliere di lasciarsi dominare dagli eventi o di dominare gli eventi. Lettura consigliatissima e imperdibile per gli appassionati di romanzi storici.


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