"A radici nude" di Cristina Converso
Le storie di Mia, Sergio ed Emma si intrecciano tra loro come radici nude. Siamo in Val di Susa e l’Orrido di Chianocco, riserva naturale situata sul versante solatio della Bassa Valle di Susa, lungo la gola formata dal torrente Prebec, rischia di essere minacciato dal progresso che avanza implacabile e inesorabile.
L’Orrido ci fa subito immaginare un luogo spaventoso, terribile, pauroso, mentre finiremo per scoprire che si tratta di un posto pieno di vita sia vegetale che animale, colmo di dignità nel senso più ampio del termine, un’area fragile e delicata ma anche ricchissima e in continua evoluzione. Un’area che suscita nel lettore un naturale sentimento di protezione e difesa.
Il progresso di per sé non sarebbe una cosa negativa se non fosse costantemente accompagnato da uomini incapaci di gestirlo e di controllare lo sfruttamento irrazionale e arbitrario della natura.
Tutti gli elementi sciamanici più importanti vengono toccati: la terra, il fuoco, l’aria e l’acqua e questo restituisce al lettore un naturale senso di completezza e una forte emozione e percezione di appartenenza ai luoghi descritti.
Quello che Cristina Converso tratta è il grande tema del rapporto tra l’uomo e l’ambiente. Un tema che l’autrice conosce molto bene essendo dottoressa forestale e avendo prodotto diverse pubblicazioni rispetto a esso.
Un romanzo ambientalista dunque, dove ciò che lega i tre personaggi principali è proprio il luogo e le bellezze naturali del territorio in cui essi vivono.
Quanti significati può avere il silenzio? Le pietre quali segreti conservano?
Il silenzio è prezioso per comprendere pienamente questa lettura. Esso è presente sottoforma di rispetto dello spazio altrui, sia di quello naturale che di quello umano. Il silenzio ha una sua dimensione spirituale che accompagna anche lo sciamanesimo e la cura che da esso ne deriva.
Quali presenze si nascondono tra gli alberi?
Molto particolare è anche il modo in cui viene affrontato l’amore e l’amicizia che scavalca ogni pregiudizio. C’è un rispetto profondissimo nel modo in cui l’autrice decide di accompagnare la trama, rispetto che si traduce nella preziosità del tempo, tanto caro insieme al silenzio, proprio perché irripetibile.
Una distanza si crea anche tra il corpo e l’anima, l’apparenza e la sostanza che sono un tutt’uno con la caratterizzazione dei personaggi dei quali riusciamo immediatamente a identificare la profondità.
La scrittura che si mostra al lettore porta con sé una profonda cura verso un’arte che diventa mezzo di trasmissione, non solo di conoscenza ma anche di passione. Uno stile quasi poetico in alcuni passaggi e una fluidità musicale nella lettura.
Le foto presenti nel libro, tre o quattro al massimo, sono cariche di emotività e hanno toccato molto la nostra sensibilità.
Non possiamo non citare la dedica finale del libro a Marguerite Yourcenar e alla sua compagna Grace che già negli anni Settanta promossero le iniziative per la difesa dell’ambiente e che sono state muse ispiratrici di quest’opera e alle quali l’autrice ha dato la voce di Mia e di Simone. Un omaggio molto significativo per chi conosce quest’importante figura.
Ciò che rimane alla fine di questa lettura è un profondo senso di riconoscenza nei confronti dell’autrice che ha speso le proprie conoscenze in un’opera romanzata fruibile a un pubblico più ampio rispetto a quello che normalmente entra in contatto con queste tematiche attraverso la letteratura scientifica.
Commenti
Posta un commento