"Una mente assassina" di Angela Marsons

 


A distanza di quasi un anno, se ben ricordo, sono qui a parlarvi del nuovo libro di Angela Marsons, “Una mente assassina”.

Confermo tutto quanto di buono e positivo detto nella precedente recensione, la Marsons potrebbe tranquillamente essere tra le mie scrittrici di gialli preferite. I suoi racconti sono appassionati, precisi, competenti. Gli argomenti trattati sono ben studiati e approfonditi; la ciliegina sulla torta è che vengono, come in questo caso, affrontati temi socialmente rilevanti e importanti! Tanto di cappello, ma...

E sì, perché se da una parte mi ritrovo a commentare un libro davvero piacevole, dall'altra non posso fare a meno di criticare un aspetto di esso che mi ha reso davvero complicato godermi i primi capitoli del libro… e, ahimè, non è una cosa nuova.

L'autrice ha l'abitudine di parlare dei suoi romanzi come se tutti conoscessero esattamente i protagonisti dei suoi libri. Posso capire che parliamo di una serie di opere dello stesso filone, ma se mi avvicino all'autrice e a questo per la prima volta, mi ritrovo ad essere davvero disorientato, senza sapere chi fa cosa per un buon 20% di lettura.

Ad inizio di ogni libro, un minimo di introduzione alla storia sarebbe più che gradita... devo dire, ad onor del vero, che comunque l'autrice ha avuto il merito di reggere il paragone con un mostro sacro come Patterson, letto in precedenza, senza farmi andare in crisi d'astinenza. Per me, questo è un apprezzamento non di poco conto.

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